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In cerca di un nuovo multilateralismo: la dottrina Macron

Rosario Sapienza martedì 17 Novembre 2020
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di Rosario Sapienza

 

Il 16 novembre il Corriere della Sera ha pubblicato ampi stralci di una lunga intervista che il presidente francese Macron ha concesso ai giovani di Le Grand Continent, una rivista online di geopolitica molto attiva nel dibattito sul futuro dell’Europa (il testo integrale si legge su Legrandcontinent.eu).

Il titolo del Corriere della Sera recita “L’America lo capirà: l’Europa sarà sovrana con la propria difesa” e punta decisamente sul tema dell’autonomia europea in fatto di difesa, tema indubbiamente caldo e attuale mentre ci interroghiamo tutti cosa accadrà alla Casa Bianca con l’arrivo del nuovo inquilino.

Sul tema la ministra della difesa tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer (comunemente chiamata AKK) ha pubblicato il 2 novembre scorso su politico.eu un intervento dal titolo significativo Europe still needs America, nel quale ha sostenuto la tesi che chiunque avesse vinto le elezioni presidenziali negli Stati Uniti la via maestra per l’Europa sulle questioni della difesa, e sembra più in generale in politica estera, rimaneva quella di un rinnovarsi e approfondirsi del legame transatlantico con gli Stati Uniti.

E nell’intervista, Macron dichiara apertamente di dissentire da questo punto di vista.

Proseguendo così un dialogo a distanza avviato quando il 4 marzo dell’anno scorso Macron indirizzò una lettera ai cittadini europei nella quale invocava un nuovo Rinascimento europeo, ribadendo la necessità di un rafforzamento delle istituzioni europee, alla quale il 9 marzo rispose la AKK ribadendo la necessità della preservazione del ruolo delle capitali europee e degli Stati membri.

I rapporti franco-tedeschi sono, come ognun sa, al centro del complesso equilibrio geopolitico e giuridico-istituzionale dell’Unione europea e si sono recentemente concretati in un trattato sulla cooperazione e l’integrazione francotedesche, firmato ad Aquisgrana il 22 gennaio 2019 e questi … scambi di opinioni cuciono e ricuciono un tessuto di relazioni che contribuisce a meglio definire il contesto nel quale vanno letti poi i singoli atti e le singole tappe di questa dialettica. 

Ma l’intervista a Macron può e, secondo me, deve essere letta per le sue implicazioni più generali, come una complessiva enunciazione di una vera e propria dottrina Macron sul futuro dell’Europa, come del resto titola la rivista francese (La doctrine Macron: une conversation avec le Président français).

Macron dice sostanzialmente che, per uscire dalla situazione di crisi che l’Europa si trova a fronteggiare a motivo della pandemia, ma anche per i frequenti attacchi terroristici, l’Europa e per essa gli Stati membri e l’Unione europea devono, attraverso strategie comuni, spingere più in là la frontiera della loro cooperazione e integrazione fino ad arrivare a una vera sovranità europea, indipendente da quelle dei singoli Stati anche sulla base di esse edificata, e capace di candidare l’Europa unita a un ruolo di protagonismo sulla scena internazionale.

Una scena internazionale caratterizzata sempre più – egli dice – dalla crisi del multilateralismo e sulla quale una Europa che abbia vinto le sue grandi sfide, quella educativa, quella sanitaria, quella digitale e quella verde, può a buon diritto presentarsi come un player di primaria statura.

In verità, già a partire dal discorso alla Sorbona del 2017, questi temi sono stati presenti nella narrazione europea proposta dal presidente francese e, da questo punto di vista, l’intervista che commentiamo non rappresenta una grande novità.

Così come non rappresenta una novità il fatto che nel pas des deux franco-tedesco, che va in scena ormai da diversi anni, i ruoli sembrano invertirsi. La Germania “federalista” che volle il trattato sull’Unione e poi il suo ripensamento a Lisbona appare oggi attestata su posizioni più attente alla sovranità statale, probabilmente per non complicarsi il dialogo con i Frugali e fors’anche con il Gruppo di Visegrad, mentre la Francia, che prima frenava quegli slanci, sembra tornata ai tempi, gloriosi senza dubbio, di Jacques Delors e della sua ampia visione europeista.

La vera novità mi sembra invece essere rappresentata dal deciso attacco che Macron sembra muovere al multilateralismo degli Stati, fin qui espresso dall’ONU e dal disegno globalista degli Stati Uniti, e dalla proposta di un nuovo multilateralismo basato sul coinvolgimento, accanto agli Stati, delle imprese, delle associazioni della società civile, degli attori locali. E dalla candidatura dell’Europa unita a un ruolo più attivo su questo nuovo scenario internazionale, questa una assoluta novità.

Perché questa esigenza di un nuovo multilateralismo non è una cosa nuova, a dire il vero.

Le organizzazioni della società civile, che nel 2018 hanno partecipato alla Conferenza delle Nazioni Unite “We the People”, hanno infatti adottato per acclamazione un documento finale che propone un nuovo multilateralismo, incentrato sulle persone.

In questo documento si segnalano sia gli specifici impegni a tal fine assunti dalla società civile, sia le richieste rivolte agli Stati membri delle Nazioni Unite, alle imprese e alle Nazioni Unite come organizzazione.

Un multilateralismo che abbia a cuore al contempo i diritti umani e l’ecologia e trovi il suo punto di riferimento fondamentale nel riconoscimento di una crisi nell’attuale sistema multilaterale e nella constatazione allarmante della diffusione di un nazionalismo che considera l’obiettivo di uno sviluppo costruito solo per alcuni, e anzi a scapito di tutti gli altri.

Si voleva anche un multilateralismo che segni un ritorno al tema della democrazia nelle relazioni internazionali: in un mondo profondamente cambiato dove molti attori non statali, come le multinazionali o gruppi armati non statali possono decidere il destino di miliardi di persone, bisogna che le organizzazioni della società civile lavorino insieme per assicurare che i benefici dello sviluppo siano condivisi equamente in tutto il mondo.

Questi documenti propongono insomma un riposizionamento del sistema delle Nazioni Unite basato su questo nuovo multilateralismo centrato sulla gente, attraverso le sue istituzioni globali, in uno spirito di cittadinanza globale.

È difficile dire se Macron abbia in mente questa stessa idea di nuovo multilateralismo, quando candida l’Europa a un ruolo da protagonista sullo scenario internazionale.

Bisognerebbe chiederglielo e forse anche chiedergli se, secondo lui, vale anche per l’Africa.

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