di Carlo Rognoni
Nulla sarà più come prima: si diceva immaginando il forte impatto che avrebbe avuto sulla società e sull’economia il Covid-19. Ora un cambiamento profondo, radicale, c’è già ed è sul sistema politico, nonostante sia un cambiamento velocissimo, drammatico e sconcertante, e di cui non tutti se ne sono ancora pienamente resi conto.
La vita dei partiti è terremotata da un ininterrotto tsunami. A destra i progetti di federazione fra Lega e Forza Italia, al centro le operazioni di Calenda, Toti e Brugnaro, a sinistra il Pd che fa i conti con Renzi, con Bersani e con i tormenti e le minacce di scissione dei Cinquestelle. “La politica è balcanizzata” ha scritto un’intelligente analista come Claudia Fusani. Un dato significativo ed eloquente più di tutti: sono 203 i parlamentari che hanno cambiato casacca in questi ultimi tre anni.
Ebbene, che effetto avrà a Genova, sui partiti che si preparano alle prossime elezioni comunali, questo sconvolgimento?
Di Marco Bucci, sindaco dal giugno 2017, si dice cha abbia tutti i numeri per vincere anche le prossime elezioni del 2022. Dalla sua c’è un giudizio non negativo – anzi secondo molti alcuni positivo – sull’operato dei primi quattro anni: ha dato sicuramente una mano indispensabile, concreta e forte per la rapida ricostruzione dell’ex ponte Morandi, alle spalle ha una buona esperienza manageriale in uno dei settori chiave dell’economia, come la rivoluzione digitale. I sondaggi lo danno vincente.
In Liguria come in gran parte d’Italia, Lega Nord di Salvini, Forza Italia di Berlusconi, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e Cambiamo del presidente della Regione Toti rappresentano – sempre secondo gli ultimi sondaggi – un pacchetto di mischia che in teoria si avvicina al 50% dell’elettorato. Se ci possono essere dubbi seri e forti sulla qualità di alcuni leader e partiti della sua alleanza di centro destra, Bucci ha già fatto sapere che lui – orgoglioso di quel che ha fatto soprattutto gestendo la ricostruzione del ponte sul Polcevera – si presenterà comunque alla guida di una lista civica (e non dimentichiamo che nel 2017 c’era già una sua lista civica che prese più dell’8 per cento dei voti).
Che cosa dovremmo aspettarci dal prossimo sindaco? Penso che abbia bisogno di mettere a punto una strategia sui trasporti, via terra (ferrovie e autostrade) ma soprattutto via mare, integrando e rafforzando il sistema che abbraccia il porto di Genova, di Savona e di La Spezia. Penso anche che nei prossimi anni sia indispensabile mettere al centro il futuro dei giovani, che passa da una riforma coraggiosa e radicale della scuola, dell’università, e da una politica per la promozione di nuove start up. Con i fondi che ci darà l’Europa, attraverso il Pnrr, dovremo fare di Genova, della nostra città-capitale, insieme alla Regione, un punto di riferimento nelle nuove tecnologie digitali. Un’altra scelta irrinunciabile è la difesa del lavoro, quello tradizionale come l’acciaio, ma soprattutto quello più moderno e innovativo da cui passa la cultura, la qualità dell’ambiente.
Possono le forze riformiste e di centro sinistra avere l’ambizione di pesare, di contare più di oggi, di partecipare al rilancio di Genova?
Penso di sì. Ma ci vuole quella che il vecchio e grande Vittorio Foa chiamava “la mossa del cavallo”. E’ la metafora di una iniziativa abile e inattesa adatta a uscire da una situazione critica (c’è forse chi crede che Pd e Cinquestelle, ma anche Renzi e Calenda non siano in una condizione critica?). Come fare allora? Siamo alla vigilia dei congressi provinciale e regionale del Pd. La mia idea è che le forze più riformiste di Genova e della Liguria dovrebbero avere il coraggio di pensare a un salto di qualità, inaspettato. Penso che ci vorrebbe un’ampia lista civica riformista di centrosinistra. Il Pd potrebbe farsene carico? E’ così difficile immaginarla? Si continua a credere che l’identità delle forze di centro sinistra passi necessariamente attraverso i vecchi stanchi usurati partiti? A Milano il sindaco Sala ha intenzione di puntare su una sua lista civica. E su una lista civica punterà il candidato sindaco di Napoli. E altri ancora se ne contano.
Se le forze del centrosinistra avessero il coraggio di mettere in campo una grande forza civica riformista potrebbero perfino cercare di confrontarsi e dialogare con quella lista civica di centrodestra che si dice che Bucci voglia mettere in campo.
Nell’interesse di Genova e del suo futuro ecco che si potrebbe avere una visione magari immaginifica, ma sicuramente stupefacente del fare politica nel resto degli Anni Venti del Duemila. Il centrosinistra che ora appare ondeggiare di qua e di là, latitare su troppi fronti, alla ricerca di un candidato sindaco sorprendente potrebbe riguadagnare forza e credibilità.
Insomma una spinta del riformismo per il prossimo candidato sindaco non mi pare proprio uno scandalo. Sarebbe una mossa che potrebbe sedurre anche Bucci e quelle forze di centro che vogliono farsi carico del futuro della nostra città, senza pregiudizi sul riformismo di forze di centrosinistra che pensano di dare un contributo alla costruzione di un futuro per Genova. Di fronte allo sconvolgimento epocale che la politica sta attraversando ha forse senso accontentarsi di coazioni a ripetere? Non sarebbe invece sacrosanto provare ad accettare di avventurarsi su nuovi fronti? Ecco un bel tema da discutere nei prossimi congressi del Pd. C’è un forte e condiviso candidato sindaco da contrapporre a Bucci? Se non c’è perché temere di appoggiare Bucci, se dovesse condivide alcune scelte strategiche delle forze riformiste di centrosinistra?
Domande inutili? Idee velleitarie? Può darsi. Ma i cambiamenti in atto nel sistema politico richiedono una capacità di innovazione a cui forse dovrebbero tutti abituarsi.
Ha diretto le riviste Panorama ed Epoca e il quotidiano Il Secolo XIX. È stato senatore dal 1992 al 2001 e deputato dal 2001 al 2005 (con Pds, Ds, Ulivo). È stato vicepresidente del Senato dal 1996 al 2001. Ha fatto parte del consiglio di amministrazione della Rai.