di Carlo Rognoni
Che senso ha iscriversi al Pd se non puoi neppure scegliere il segretario?
Oggi gli iscritti ai circoli pare siano meno di 200 mila e avevano indicato il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini come segretario. Una scelta inutile! In più di un milione sono andati a votare ai gazebo. E la loro scelta è andata a Elly Schlein. Insomma gli iscritti contano molto meno di cittadine e cittadini senza tessera di partito. Meno male! Dico io.
Alla fine mi sono convinto che le primarie siano un bene. E affermo: Benvenute siano le primarie. Hanno dato una scossa a tutto il mondo del centro sinistra. E anch’io che ho votato per Bonaccini sono contento del segnale di grandissimo cambiamento che è comunque venuto dal popolo delle primarie. Non dimentichiamo che le primarie servirono a Matteo Renzi per “rottamare” quel gruppo dirigente che faceva capo a Bersani. Oggi la Schlein ha il diritto e il dovere di “rottamare” tutti quei dirigenti – compresi quelli come Orlando, Franceschini, Bersani & co. che si sono schierati con lei – e che – io spero, sbagliando – possono pensare di continuare a comandare nel Pd.
C’è chi parla dell’”effetto Meloni”: alla donna premier del centro destra il più importante partito di opposizione risponde con un’altra donna. Anche solo poche settimane fa Elly Schlein non era neppure iscritta al Pd. Qualcuno dice che ha vinto perché è di sinistra. Ho ascoltato le sue prime dichiarazioni e mi sono piaciute. Sono parole di sinistra? Forse si, ma di una sinistra di cui il Paese – finito nelle mani di Meloni, Salvini, Berlusconi – ha bisogno.
Intelligente lo è, preparata lo è (il suo curriculum è degno di grandissimi apprezzamenti), europeista convinta lo è. Come si fa a sostenere che non ha esperienze politiche? E’ stata parlamentare europea, è stata la vice di Bonaccini nella guida della Regione Emilia-Romagna.
La sfida che ha davanti a sé farebbe tremare i polsi a chiunque sia un dirigente politico consapevole e responsabile. Il primo appuntamento elettorale che la vedrà coinvolta sono le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Si vota con il proporzionale, e si tratta di elezioni il cui risultato dovrebbe interessare tutto il mondo che fa riferimento ai partiti, ai movimenti, ai gruppi del centro sinistra. Una vittoria di Meloni potrebbe spostare gli equilibri attuali che vedono il partito popolare alleato al partito socialista. L’ambizione di Giorgia Meloni è costruire un’alleanza con i popolari e puntare a un’Europa più in sintonia con la Polonia, con l’Ungheria.
Che cosa dirà e soprattutto che cosa farà Elly Schlein? Sugli aiuti all’Ucraina contro la Russia di Putin non c’è spazio politico per ambiguità. Perfino Giorgia Meloni è stata chiara nella volontà di aiutare il premier ucraino Zelensky.
Ecco alcuni altri test sulla base dei quali misurare nelle prossime settimane il valore e la modernità di Elly Schlein: si va dalla necessità di un salario minimo, alla difesa della qualità del lavoro, si va dalla lotta anche dura per la difesa di una giusta e gestita immigrazione, a una riforma anche radicale della governance europea. Non dimentichiamo che la nuova segretaria del Pd è sempre stata a favore del federalismo, e questo sarebbe un cambiamento sacrosanto, per il quale è giusto battersi a Bruxelles. Nel suo programma c’è già molto spazio dedicato all’ambiente e alla green economy. Bene.
Si racconta che Elly Schlein abbia vinto perché ha avuto dalla sua Articolo 1 e la Cgil. Può darsi. Ma se lei pensa a mosse che fanno venire in mente il britannico laburista Corbyn, vorrebbe dire che anche il nuovo Pd di Elly Schlein si muove nella direzione del vecchio Pd, più portato al suicidio politico che alla costruzione di un nuovo mondo progressista. Si dice che con la Schlein è finito il sogno di fare del Pd un grande partito riformista europeo. Se così fosse, avrebbero ragione i Renzi e i Calenda. Sul riformismo e sull’europeismo si misurerà l’intelligenza politica della nuova segretaria del partito democratico.
E’ strategico che lei spieghi bene quale sarà la sua linea politica. Faccia scelte che non la mettano in soggezione rispetto ai Cinquestelle, dia spazio ai riformisti, costringa il Terzo Polo a fare i conti con la sfida delle elezioni europee. Basta con quel Pd ondivago, incerto, più sedotto dalle possibili alleanze che da una voglia autentica e chiara di costruire il mondo di domani.
Ha diretto le riviste Panorama ed Epoca e il quotidiano Il Secolo XIX. È stato senatore dal 1992 al 2001 e deputato dal 2001 al 2005 (con Pds, Ds, Ulivo). È stato vicepresidente del Senato dal 1996 al 2001. Ha fatto parte del consiglio di amministrazione della Rai.