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Le primarie come buona abitudine

Danilo Di Matteo venerdì 27 Gennaio 2023
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di Danilo Di Matteo

Nel nostro tempo la parola abitudine tende ad avere un’accezione negativa, che rimanda alla routine, alla stanca e talora insensata ripetizione di comportamenti, alla noia, alla dimensione prosaica della vita. Anche un sapere psicoanalitico un po’ superficiale e approssimativo può dare man forte a tale idea, identificando tout court con l’abitudine le “resistenze” del paziente al lavoro terapeutico o la cosiddetta “coazione a ripetere”.

Per contro, un autore come Aristotele considerava l’educazione fondamentale proprio per trasformare la virtù in abitudine. In buona abitudine.

Ecco, credo che le primarie vadano concepite come una buona abitudine. Occorrerebbe a mio avviso superare l’idea delle primarie come mito fondativo della più grande forza del centrosinistra o come momento più alto della sua vita, o magari come unica fonte di legittimazione di un gruppo dirigente. Un grande partito attraversa diversi passaggi cruciali di confronto e di crescita, se ne nutre, trae da essi linfa e capacità di leggere la realtà e di relazionarsi con essa, con i soggetti e i fermenti che si muovono nella società. Le primarie possono rappresentare, in un quadro del genere, un momento prezioso e fecondo; non l’unico, tuttavia. Sono una buona abitudine, appunto, non la quintessenza della politica democratica.

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