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Martina, un riformismo aperto e inclusivo

Simona Malpezzi mercoledì 16 Gennaio 2019
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di Simona Malpezzi

 

Mi sono iscritta al Pd quando è nato perché ho trovato nella sua ambizione di parlare a tutto il Paese la risposta al partito che cercavo. Per questo al congresso per decidere chi sarà il prossimo segretario del Pd, scelgo Maurizio Martina. Tra le candidature in campo la sua è indubbiamente la più larga e inclusiva, parla a tante realtà diverse del Paese, garantisce, nel pluralismo, quell’unità che i militanti e gli elettori ci chiedono con forza da mesi.

La candidatura di Martina è l’unica che assicuri la vocazione maggioritaria e riformista del Pd, impedendo contemporaneamente quelle laceranti fratture che rappresenterebbero un regalo imperdonabile a questo governo. Non dobbiamo inseguire le forze nazional-populiste per costruire un’alternativa credibile e riconquistare la fiducia degli elettori ma dobbiamo rivendicare con orgoglio la stagione di cui siamo stati protagonisti, senza per questo rinunciare a discutere delle risposte che non siamo stati in grado di dare. I populisti si combattono senza tentennamenti e ambiguità e dunque escludendo con decisioni future, inaccettabili alleanze. La mozione Martina unisce la consapevolezza e il rispetto per quanto abbiamo fatto, insieme al senso di inquietudine per ciò che, invece non abbiamo compreso o abbiamo sottovalutato. Tuttavia, se osserviamo i primi mesi di attività di questo governo e le conseguenze che le sue scelte scellerate stanno avendo nel Paese, non possiamo non provare orgoglio per il lavoro che abbiamo svolto nell’interesse esclusivo dell’Italia e in particolare di quelle italiani e di quegli italiani più deboli perché privo del diritto reale ad essere protagonisti del futuro, ma neppure possiamo trascurare di non aver saputo cogliere il senso di paura e di smarrimento che stava attraversando una parte consistente del Paese di fronte ai cambiamenti stravolgenti che stanno attraversando la nostra società, dall’innovazione tecnologica ai fenomeni migratori.

La risposta però non è nel passato, nel ricordo nostalgico di un’epoca finita, in riverniciature di facciata o nella rivendicazione di categorie che non possono più interpretare il mondo attuale. Solo costruendo fianco a fianco nuove proposte riformiste, con l’orgoglio di chi rivendica una stagione di governo innovativa, potremo riuscire a dare nuova forza e orizzonti al Pd.

Martina rappresenta, meglio degli altri, questo spirito riformista e progressista. I riformisti non fanno semplicemente testimonianza, nella ricerca di una purezza originaria senza idee e responsabilità, ma cercano uno spazio di condivisione e di pensiero lungo per dare alle riforme gambe e fiato. E dentro questa mozione larga e inclusiva, che raccoglie mondi e sensibilità diverse, che guarda al futuro e non al passato, che allarga il campo e non lo restringe, ci sono lo spazio e le idee per ricostruire il Pd e una alternativa forte, identitaria, credibile che restituisca al Paese una speranza.

Spero che il Pd possa tornare ad essere un partito radicato nel presente e non abbia paura di guardare al futuro, facendosi carico delle paure e delle incertezze ma affermando un’identità chiara con delle matrici visibili su cui costruire il futuro: uguaglianza, Europa, ecologia, giovani, democrazia, donne. Dove al centro ci sia il lavoro, vera bussola per chi si definisce riformista. Perché tutto parte da lì.

Inoltre Martina, al contrario di Zingaretti, ha escluso anche solo l’ipotesi di sedersi al tavolo con il M5S che rappresenta l’altra faccia della Lega. Non si può aprire nessun dialogo con chi taglia fondi all’istruzione, tassa il volontariato, condona gli evasori, sana gli abusivismi edilizi, riduce con arroganza i posti di lavoro, limita la libertà di stampa. Qualsiasi alleanza con loro sarebbe dannosa e contro natura.

Il Pd, infine, ha bisogno di un leader a tempo pieno, di un segretario che si rimbocchi le maniche per costruire la nostra proposta in vista delle elezioni europee che saranno una delle tornate elettorali più importanti degli ultimi vent’anni. E’in gioco il futuro dell’Italia e dell’Europa. Maurizio Martina in questi mesi, senza grande clamore, con coraggio, pazienza e dignità, ha lavorato a testa bassa per tenere insieme il Pd.

Sono certa, dunque, che avrà la cura e la capacità per rafforzare il Pd, farne un partito moderno che ha il coraggio di guardarsi dentro e di dare risposte efficaci e non solo consolatorie.

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