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Nel mezzo della strada, investito dal traffico su entrambi i lati

Mario Iannella giovedì 29 Settembre 2022
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di Mario Iannella

 

“Stare nel mezzo della strada è molto pericoloso, vieni investito dal traffico su entrambi i lati”

 

Dal 2019 il Partito Democratico ha smesso di avere una posizione politica autonoma ed ha cercato di camminare nel mezzo della strada, con l’obiettivo di costruire un “campo largo”, di essere il primo partito e, soprattutto, di proseguire la sua stagione di governo.

La politica proposta dal Pd si è ridotta ad uno schema di alleanze. L’esito è stato disastroso: il peggior risultato del Pd dalla sua nascita (800mila voti in meno rispetto al 2018) e la peggior prestazione delle compagini di sinistra nella storia repubblicana (e anche oltre, solo nelle elezioni del 1924 la destra ha avuto più seggi ed il contesto è noto). Anche in questi giorni di analisi della sconfitta, la valutazione della tattica prevale sul giudizio critico della visione di Paese messa in campo

Il partito per certi versi ha rinunciato ad avanzare una proposta politica con la segreteria Zingaretti che ha teorizzato la soggezione politica e culturale alla leadership di Conte.

Il voto al Pd invece che ai grillini finiva per essere chiesto ricorrendo, in via quasi esclusiva, alle motivazioni della classe dirigente “migliore” o su base di un giudizio etico. Una posizione difficile da dimostrare e impossibile da raccontare agli elettori con successo.

E la situazione è anche peggiorata nella fase seguente, in cui si è rinunciato anche a proporre la prospettiva della cordella stretta con i grillini, finendo per declinare una versione politica del “questa o quella” di verdiana memoria. Un po’ assistenzialista, un po’ sviluppista. Un po’ per l’ambientalismo del no, un po’ per gli investimenti in opere. Un po’ contiano, un po’ draghiano. Un po’ tutto, senza convincere però gli elettori su nulla.

Ci siamo trovati nel mezzo della strada ed abbiamo finito per essere investiti da entrambi i lati.

Il prossimo congresso si colloca in questo contesto, in cui il nodo di cosa voglia essere il Pd andrà necessariamente sciolto. Uscendo dallo schema dei nomi e dei luoghi comuni, il partito dovrebbe affrontare la discussione su cosa voglia rappresentare in questo Paese, quale prospettiva gli offre. Qualcosa che non può essere soltanto uno schema tattico di alleanze, ma un insieme di valori, da declinare in politiche a tutti i livelli.

Assistenzialismo esteso e spinto o migliori politiche attive del lavoro e una nuova strategia industriale? Preservazione dell’ambiente dalle attività economiche o sviluppo sostenibile? Approccio all’esigenza di tutela dei lavoratori che li fa coincidere con i soli dipendenti privati o che comprende anche le partite Iva? La prospettiva di una pubblica amministrazione del controllo giustizialista o che operi per obiettivi e risultati?

Questi sono alcuni dei nodi da sciogliere nel dibattito sul futuro del partito, che ne definiranno spazio e identità. Si tratta di una contesa non nuova, che richiama per molti aspetti lo storico dibattito tra massimalismo e riformismo che ha contraddistinto la storia della sinistra italiana. La prima strada ci porta sul solco della soggezione ai grillini, la seconda verso il protagonismo nella costruzione di una società moderna.

La scelta tra nostalgia e futuro ha anche conseguenze pratiche. Alcuni esempi si possono fare guardando a Pisa, città in cui vivo. Una visione proiettata in avanti, è favorevole alla costruzione di un centro congressi a Pisa ed a realizzarlo al centro. Sostiene l’idea che collaborando con i privati e le associazioni si possano preservare e costruire realtà sociali, commerciali e culturali che rendano vivi e, quindi, sicuri i nostri quartieri. Approccia il tema del Parco di San Rossore ritenendo che vada valorizzato e vissuto maggiormente, sviluppando sinergie con le tante realtà interessate, rendendo queste partecipi delle funzioni di tutela ed ampliando il valore sociale dell’area. Avere un indirizzo, decidere la strada da percorrere, è la precondizione per costruire e proporre un’idea di dove condurre le nostre comunità. Questa è la sfida che ci attende nei prossimi mesi.

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