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Sul virus parlano i dati. Presidente Fontana, segua il Veneto

Lia Quartapelle sabato 28 Marzo 2020
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di Lia Quartapelle

Fuori da ogni polemica politica, voglio sviluppare un ragionamento imperniato sui dati. Come hanno gestito l’emergenza la Lombardia e il Veneto, due regioni confinanti entrambe governate dalla destra?

 

Tamponi

Il Veneto ha avviato da subito una campagna di tamponi di massa, che ha permesso di identificare e isolare tutta la rete di contatti delle persone contagiate.

Si sono fatti i test e si sono isolati gli asintomatici per cerchi allargati e progressivi (qui l’intervista al professore Andrea Crisanti, consulente di Zaia per l’emergenza: https://www.globalist.it/science/2020/03/22/crisanti-epidemia-di-coronavirus-in-italia-numeri-inesatti-male-contenimento-e-monitoraggio-di-positivi-2054890.html?fbclid=IwAR1C34jwVQGIeXvwaqjQq4jhaDC97slE9hqIWfdGdIn-uEFccsd9Q9OhM7k).

In Lombardia ancora oggi non si fanno i tamponi neanche ai medici, né a quelli ospedalieri né a quelli di base. Tantomeno vengono eseguiti tamponi sulle persone che presentano sintomi lievi. Infatti in Veneto sono stati eseguiti (a venerdì scorso) 44.658 tamponi, in Lombardia 52.244, nonostante la Regione sia grande due volte il Veneto.

 

Sorveglianza attiva

Il Veneto ha da subito attivato un sistema di sorveglianza attiva, per il quale i malati restano a casa, in quarantena, con medici che ne monitorano le condizioni in modo costante, prevenendo l’acutizzarsi delle crisi respiratorie. E parallelamente si procede a testare tutti i familiari, i vicini di casa.
Nulla di tutto ciò si è visto in Lombardia, dove invece si è pensato di curare l’epidemia in ospedale. Gli ospedali lombardi purtroppo, e nonostante l’impegno di medici e infermieri, sono divenuti ben presto luoghi di contagio invece che luoghi di cura. Lo hanno descritto in modo drammatico i medici dell’Ospedale Giovanni XXIII dei Bergamo al New England Journal of Medicine (https://www.facebook.com/523897671064216/posts/2792358524218108/?d=n).

 

Ricoveri, isolamento, letalità

In Lombardia i ricoverati con sintomi sono 9.266, le persone in isolamento domiciliare sono 8.461. In Veneto i ricoverati con sintomi 1.206, le persone in isolamento domiciliare sono 3.499. Il risultato dei due modi di affrontare la stessa emergenza è drammatico.

L’indice di letalità (cioè il numero di decessi rispetto al numero di diagnosticati) della Lombardia è un abnorme 12%. In Veneto l’indice di letalità è del 2,9%, in linea con gli indici internazionali. Sostanzialmente perché in Lombardia l’epidemia non è più sotto controllo e troppe persone contagiate sono sfuggite al sistema sanitario. Che non sia una questione politica lo dimostra il fatto che in Veneto, una regione amministrata dalla destra come la Lombardia, si sono ottenuti ben altri risultati, pur partendo da condizioni iniziali gravi.
Il punto di questo post non è fare polemica, ma di aiutare l’Assessore Gallera e il Presidente Fontana a tamponare gli errori e ripartire. Come?

 

Tre proposte per la Lombardia (e per l’Italia)

1. Proteggiamo prima di tutto chi si occupa della nostra salute, cioè il personale medico: non ci possono essere compromessi sui protocolli, l’equipaggiamento deve essere disponibile.

Non è tempo di limitarsi a fare solo il proprio, e quindi ieri il Comune di Milano ha fatto quello che poteva, procurando in autonomia e distribuendo ai medici di base di Milano le mascherine necessarie per una settimana. Su questo Fontana e Gallera devono fare di più, molto di più. L’80% del materiale della Protezione civile viene mandato in Lombardia ma arriva tardi negli ospedali. Possibile che una delle regioni più sviluppate d’Europa non sia riuscita né ad auto approvvigionarsi di mascherine (nonostante che Fontana abbia ordinato 21 milioni di mascherine sul mercato internazionale) né a riconvertire alcune une linee produttive alla produzione mascherine, camici, caschi e tamponi?

2. Facciamo i tamponi. In primis ai medici e infermieri. Poi a chi presenta i sintomi del coronavirus e a alla loro rete di contatti. Così come è stato fatto il tampone per Guido Bertolaso, a cui auguro una guarigione rapidissima, il tampone va fatto a tutto il personale sanitario e a tutti i cittadini che come lui hanno qualche linea di febbre, cioè sintomi lievi.
Purtroppo così non è ancora.

3. Diminuiamo la pressione sugli ospedali, come ha fatto il Veneto.
Un sistema di cure a domicilio e cliniche mobili può ridurre gli spostamenti non necessari e allentare la pressione sugli ospedali. Serve un sistema di sorveglianza capillare per l’isolamento dei pazienti, usando gli strumenti della telemedicina, come suggerisce da giorni il professor Galli del Sacco. Così facendo, in ospedale andrebbero solo i malati gravi, diminuendo così il contagio, proteggendo i pazienti e il personale sanitario e minimizzando il consumo di equipaggiamenti protettivi. Ci sono amministrazioni che lo stanno facendo: il Comune di Milano sta aprendo strutture per la quarantena e per i medici e infermieri che preferiscono non esporre i propri familiari. La stessa cosa sta facendo il comune di Castiglione delle Stiviere.

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