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Integrazione vs nazionalismo: l’Europa che vogliamo

massimo pinardi venerdì 19 Ottobre 2018
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di Massimo Pinardi

 

C’è un’Italia “consapevole”? E se sì, dove si trova? E’ disponibile a scendere in campo per confermare l’Italia come parte dell’Europa e come democrazia liberale dove la divisione dei poteri Esecutivo, Legislativo e Giudiziario non viene messa in discussione?

Le  prossime elezioni politiche europee saranno la sede del confronto tra le forze tradizionali popolari, socialiste e democratiche, liberali e verdi  da una parte e i movimenti del nuovo nazionalismo populista dall’altra. Per questi ultimi, privi di idee e proposte atte ad affrontare il cuore di grandi problemi (dalla competizione globale alla difesa de welfare, dalla tutela dell’ambiente alla tenuta della pace), le risposte sono semplici quanto fuorvianti: il nemico è l’Europa dei burocrati, la Commissione insensibile alle istanze del popolo e soprattutto l’immigrazione che mina l’identità culturale e sociale delle nostre nazioni.

 

Elezioni europee: il ruolo dell’Italia

La posta in gioco nel voto della primavera del 2019 riguarda il futuro dell’Europa come l’abbiamo conosciuta in settant’anni di pace per nostri popoli, crescita e progresso civile, economico e sociale. Il percorso del progetto europeo di Spinelli Rossi e Colorni – gli Stati Uniti d’Europa – è ancora lungo e irto di difficoltà.

Resta tuttavia obbiettivo fondamentale, cui si oppongono quanti vogliono riaffermare il nazionalismo, e coltivano la chiusura entro i confini nazionali, la abolizione della libera circolazione di persone e merci, il ritorno alle piccole monete nazionali. In sostanza, una Europa disgregata in tanti staterelli irrilevanti e litigiosi, incapaci di competere nel contesto internazionale dove le grandi potenze continentali, USA, Russia e Cina la fanno da padroni.

L’Italia consapevole e responsabile non può esitare sul dove collocarsi. Il suo posto è nell’Europa fin qui costruita. E in questo irrinunciabile contesto è chiamata a battersi per riformare le istituzioni europee a favore di una maggiore vicinanza ai popoli che ne stanno alla base.

 

Un rinnovato progetto politico

L’Italia consapevole e responsabile c’è e invoca rappresentanza: le imprese che operano e competono nei mercati mondiali; i Centri di Ricerca, le Scuole e le nostre Università alle prese con gli interscambi culturali, di esperienze formative, il progetto Erasmus, che coinvolge ogni anno decine di migliaia di studenti; il mondo del lavoro dipendente e  autonomo con la sua capacità lavorativa fatta di manualità, intelligenza e qualità, da tutti riconosciute. E infine quella parte del popolo italiano che, dopo la guerra, ha preso in mano un paese distrutto, e lo ha consegnato alle successive generazioni ricostruito moralmente e materialmente. I nostri anziani, che forse non sanno usare i social ma hanno l’esperienza di aver dato vita a organizzazioni di rappresentanza economiche, sindacali, cooperative per favorire la mutualità e far crescere il paese e il benessere delle famiglie. Di fronte ai rapidissimi cambiamenti del giorno d’oggi sono un po’ disorientati ma costituiscono una importante riserva per il “partito dei consapevoli”. Sono cellule dormienti e vanno richiamati in servizio.

 

Quale Europa

Per dare sostanza ad un rinnovato progetto politico per l’Europa va detto in modo chiaro quale Europa vogliamo per il futuro anteponendo ad ogni altra cosa l’impegno a costruire una nuova, piena e fin qui inedita sovranità europea:

–       Vogliamo un’Europa che garantisca sicurezza verso le minacce esterne e interne: per contribuire al mantenimento o all’imposizione della pace nel mondo, con la creazione di una forza  di Difesa comune e per prevenire e reprimere il terrorismo internazionale aumentando le sinergie tra le forze di polizia dei paesi europei e unificando i servizi di Intelligence.

–       Un’Europa che affronti la sfida migratoria, con frontiere comuni da presidiare e con un unico ufficio per l’asilo in grado di definire chi ha diritto a rimanere chi no . Che si faccia carico, solidaristicamente, di programmi di integrazione e formazione per i rifugiati.

–        Un’Europa con una politica estera comune, rivolta sia al teatro mondiale dove si giocano gli equilibri fra le potenze, sia verso le regioni del mondo più problematiche, dal Mediterraneo all’Africa della prorompente crescita demografica.

–       Un’Europa dello sviluppo sostenibile capace di trasformare i trasporti, le case e le industrie per renderle sempre meno energivore.

–       Un’Europa come potenza economica e industriale competitiva su scala mondiale, forte della propria moneta, con regole del mercato del lavoro comuni che concilino merito e diritti dei lavoratori.

–       Un’Europa unita, democratica e sovrana, con sistemi fiscali compatibili, modelli sociali e di welfare avvicinati nel livello e qualità delle prestazioni. Con  esperienze formative rese omogenee, attraverso interscambi di studio nei diversi paesi tra i giovani e armonizzando i titoli di studio. Un’Europa democratica di cui i cittadini siano protagonisti, retta da istituzioni partecipate, a partire dal Parlamento – da eleggersi con liste anche transnazionali – e dalla Commissione Europea.

L’Italia è fra i paesi maggiori dell’Unione europea ed è nazione fondatrice. Non consentirà di buttare in macerie settant’anni di processi di integrazione in nome di un anacronistico nuovo nazionalismo.

 

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