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Il nucleare è decisivo nella transizione energetica

Umberto Minopoli domenica 19 Dicembre 2021
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di Umberto Minopoli*

Non siamo noi a riparlare di nucleare. È la realtà a farlo.
La Commissione europea ha proposto l’inclusione del nucleare nella tassonomia verde.
La COP 26 ha considerato scontato il ricorso al nucleare per la mitigazione climatica. L’IEA ha mostrato, nei suoi outlook, che la transizione energetica e il Net zero hanno bisogno di un ricorso massiccio all’energia nucleare. L’Ipcc, la massima autorità scientifica che presiede l’azione dell’Onu sul clima, prevede nei suoi scenari postivi la presenza del nucleare per abbassare le temperature sotto l’1,5 grado di aumento.
L’Italia è fuori dal nucleare? È una Ipocrisia e una bugia: importiamo, ogni anno dai 37.000 in su GWh netti. È l’equivalente di tre o quattro centrali attive ai nostri confini”.
Dieci paesi europei hanno deciso di potenziare i loro programmi nucleari nazionali. Siamo dentro il nucleare europeo (122 centrali e 6 nuove in costruzione). L’Europa è un territorio unico elettricamente interconnesso. E parte decisiva della nostra elettricità ci viene da questo bacino di nucleare europeo (il 28% della elettricità europea, il 48% delle energie verdi).
Come possiamo dirci estranei a questa realtà? Siamo vitalmente interessati alla scelta della tassonomia europea: senza il nucleare il green deal europe sarebbe una chimera.
Tutti i maggiori paesi industrializzati, nei loro programmi nazionali per il net zero, prevedono il ricorso all’energia mucleare. Quale nucleare? Quello esistente delle 122 centrali operative esibisce, già, un livello avanzato di sicurezza e innovazione. Ma esiste, ormai, la realtà di una nuova generazione di tecnologia nucleare. Che insieme all’estensione del ciclo vita delle centrali esistenti, sta per immettere sul mercato nuovi modelli e nuove soluzioni. Nessuna tecnologia energetica può esibire i cambiamenti, le innovazioni e il track record di ricerca e innovazione delle tecnologie nucleari. Né le tecnologie rinnovabili né quelle fossili possono presentare i cambi tecnologici degli impianti nucleari. Essi riguardano le 442 centrali esistenti e le 80 in costruzione.E riguardano il “nuovo nucleare. Con riguardo agli small reactors e alla fusione nucleare. Su ambedue ( lo illustreranno le relazioni al nostro convegno) si sta accelerando la ricerca, lo sviluppo e la prototipizzazione: 70 nuovi modelli di reattori smr stanno concludendo la fase della progettazione ed entrando nella competizione di mercato.
Anche la fusione nucleare è un po’ più vicina: ITER avvierà il suo straordinario esperimento nel 2025. Intanto si moltiplicano i progetti per materializzare “dimostratori” della fusione (allacciati alla rete) entro il 2040. Intanto in Italia sta per partire la costruzione del Divertor Tokamac Test (DTT) a Frascati, che sperimenterà componenti strategici dei futuri impianti di fusione. Sugli smr e sulla fusione si registra un inedito e massiccio afflusso di capitali e investimenti privati. La Tassonomia stimolerà, ancora di più, questo investimento nelle tecnologie nucleari. Altro che declino.
Probabilmente, avremo bisogno di tutte le tecnologie no carbon per raggiungere i target emissivi al 2030 e al 2050. Ma poi abbiamo, non dimentichiamolo, il problema di sostituire il carbone e gran parte dei combustibili fossili, con fonti energetiche, di base load come si dice: che consentano la generazione di energia abbondante, sicura e dispacciabile, in ogni condizione di tempo. Il nucleare dà questa garanzia.
Non si tratta di decidere un programma nucleare per l’Italia domattina. Siamo qui persone esperte e informate. Un nuovo programma nucleare nazionale non si improvvisa. La tecnologia nucleare è cosa seria. Si tratta però di decidere se vogliamo restar fuori dalla ricerca nucleare, dagli sviluppi dei nuovi reattori avanzati, dalla competizione commerciale che si aprirà su di essi. Oggi il nucleare è fuori da tutte le leggi di ricerca e i provvedimenti per l’innovazione (dal Pnrr, all’industria 4.0, ai provvedimenti per il sostegno all’innovazione). Questo è il frutto di una chiusura ideologica. Per fortuna contrastata da una filiera industriale nucleare italiana che è rimasta attiva e in piedi (e presente nel mondo). Come è attivo e operativo uno straordinario tessuto di facoltà universitarie, centri ed enti di ricerca (Enea, Infn, Cnr) che hanno un mantenuto un solido ancoraggio nella fisica, nell’ingegneria e nella ricerca nucleare.
Il nucleare è uno straordinario campo di innovazione. Le tecnologie nucleari non sono solo quelle energetiche. Rappresentano, ad esempio, il modo più efficace e rapido per produrre l’idrogeno, il combustibile del futuro. Servono per desalinizzare l’acqua e rispondere ad un grande tema di sostenibilità. Il nucleare diventa sempre più pervasivo come tecnologia medicale, di diagnostica e cura di gravi malattie. I nuovi reattori del prossimo futuro saranno, anche macchine che minimizzeranno e abbasseranno la vita attiva delle scorie radioattive. Ne avremmo in Italia 96.000 metri cubi da sistemare in sicurezza. Parleremo oggi del Deposito dei rifiuti radioattivi. Quanti sanno che quasi la metà delle scorie che produciamo, non provengono dalle centrali nucleari ma dai tanti usi del nucleare nella medicina nell’industria, in agricoltura e (persino) nei beni culturali e negli usi ambientali.
Dal nucleare è davvero difficile che un paese avanzato possa uscire. È una illusione retrograda. In questa giornata l’Ain fa una proposta: pensiamo ad uno strumento di supporto, per tutte le tecnologie della transizione, nessuna esclusa, che supporti le aziende, le strutture di ricerca, gli enti che intendano investire in nuovi sistemi, prodotti e tecnologie, che intendano partecipare in alleanze competitive per la transizione energetica. Pensiamo a qualcosa di analogo a leggi (la 44 sulla ricerca, la 808 nell’aerospazio) che, negli anni 70 e 80, produssero uno straordinario processo di modernizzazione dell’industria italiana.
Si può discutere, in riferimento al nucleare, di tutto: costi, tempi di realizzazione, temi della sicurezza. Noi invitiamo a farlo, laicamente, senza chiusure pregiudiziali e antistorici ideologismi. Su ognuna di queste domande, siamo pronti a mostrare i passi avanti, le novità e i cambiamenti. Di una sola cosa si può esser certi: il nucleare, specie quello nuovo di fissione e quello della fusione, non è una tecnologia del passato, ma la scelta della metà del secolo e del futuro. L’Italia non ne sarà fuori.

*Introduzione alla Giornata dell’Associazione Italiana Nucleare 2021

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