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di Stefano Ceccanti

 

Alla fine Salvini ce l’ha fatta: le prime pagine dei giornali di oggi parlano di una crisi di Governo che almeno in questa fase non c’è per niente, invece di parlare dell’imbarazzo sulla Russia, che invece c’è. Avrebbe potuto non farcela?

Sì, se buona parte dell’informazione avesse considerato l’angolo visuale della sala del Mappamondo, al quarto piano della Camera, dove in Commissione è stato fatto di tutto da lunedì fino a ieri per far passare integralmente la pupilla degli occhi di Salvini, il decreto sicurezza-bis, che va in aula da lunedì e che va convertito nei prossimi quindi giorni. Con una crisi decadrebbe.

Ora è vero che per spiegare la politica non basta l’angolo visuale della Sala del Mappamondo e che bisogna cercare di capire dappertutto, però esso non può essere né ignorato né rimosso perché se lì tra i più importanti parlamentari leghisti e grillini si muovono passando coi carri armati sui diritti dei gruppi di opposizione, con insulti e provocazioni al fine di votare prima possibile il decreto, vorrà dire qualcosa o no? Contra factum non valet argumentum.

E invece per buona parte dell’informazione – fatta la debita eccezione per le testate che seguono più da vicino i lavori parlamentari – i fatti non contano: siccome si ritiene (non a torto) che il Governo debba cadere, allora si interpretano forzatamente le cose in quel senso, sperando che scrivendo così si possa davvero determinare il fatto desiderato.

In particolare era piuttosto trasparente dal comportamento dei deputati leghisti in commissione e anche dalle loro dichiarazioni formali e informali che l’obiettivo della conversione del decreto fosse la loro serissima priorità tale da escludere qualsiasi crisi nel percorso. Ovviamente nessuno di loro avrebbe invece ammesso l’effetto di cortina fumogena verso la Russia della dichiarazioni esterne di Salvini. Ma una volta capito che la crisi era preclusa da quell’intento esplicito ed evidente di conversione del decreto non occorreva essere dei geni per capirlo.

La stessa scorciatoia di quella parte del mondo politico che anziché discutere laicamente i pro e i contro degli strumenti da adottare in questa fase (come la mozione di sfiducia) su cui ci possono essere valutazioni diverse, legge tutto in chiave di complotto: presentare la mozione sarebbe fatto apposta per evitare una crisi altrimenti scontata.

Il problema è che vista dalla Sala del Mappamondo non solo la crisi non era scontata, ma semplicemente non esisteva. Se avete ignorato quell’angolatura, quanto meno per problematizzare le chiavi di lettura, avete ideologia, non informazione e neanche politica efficace. Da lunedì, svanite le illusioni della crisi, appuntamento in aula con la realtà, il decreto sicurezza-bis.

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