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di Umberto Minopoli

 

Entropia e “seconda natura”. Sono due concetti che occorrerebbe insegnare agli ambientalisti. Per una, finalmente, resa dei conti “culturale” con l’ecologismo reazionario. Con la credenza ideologica secondo cui l’intervento umano è impattante sulla Natura, ne altera gli equilibri e ne travolge i “limiti”. Progresso e sviluppo sarebbero, per questo, letteralmente “insostenibili”.

 

L’ambientalismo reazionario

Stavolta ha ragione Polito che ne ha scritto di recente sul Corriere della Sera: l’Italia va a pezzi e si sfarina perché ha smesso, da tempo, di credere nel progresso.

Al suo posto si è imposto il dettato ideologico dell’ambientalismo come conservazione, il malinteso ecologismo secondo cui ogni opera, intervento, strada, ponte, ferrovia, autostrada, gasdotto, scavo, pipeline, industria è impattante, altera la “natura”, la forza, la violenta. E va avversata.

E’ un mito reazionario (perché conservativo, per principio). La sinistra se ne è fatta abbacinare e conquistare. Mano a mano che la sua ideologia politica “socialista” franava, la sinistra si è abbandonata, come surrogato, all’ideologia “ambientalista” e alla credenza dei “limiti dello sviluppo” e del dogma della sostenibilità.

E così, da progressista che era, la sinistra è diventata conservatrice, avversa alle opere, stralunata dal mito della “salvaguardia dell’ambiente” inteso come avversione alle opere, alle costruzioni, all’intervento umano trasformatore.

 

Il progressismo socialista

Il progressismo socialista poggiava su due solidi principi illuministi: uno scientifico, l’altro “filosofico”.

Quello scientifico è la più bella scoperta di fine 800. Uno dei suoi scopritori, Ludwig Boltzmann, matematico e fisico austriaco, si suicidò per il terrore che gli uomini non capissero e irridessero alla sua scoperta: l’entropia. Ma è solo oggi che gli uomini, con l’ideologia ecologista che ormai impera (da oltre 30 anni) nelle società avanzate hanno dimenticato la scoperta, anzi la “legge di Boltzmann”, l’entropia. Cosa sosteneva il fisico austriaco? Che ogni sistema “isolato e chiuso” tende, naturalmente, al disordine, alla perdita dell’equilibrio, all’accumulo di fattori caotici e si evolve caoticamente. In termini fisici (è una legge) ogni sistema tende a trasformare “energia utile” in “calore inutile” (energia non utilizzabile ). E perciò l’entropia porta un sistema alla “morte termica”.

Cosa contrasta l’entropia? Il “lavoro”, in senso fisico, l’energia utile che si immette nel sistema. L’energia utile, il lavoro, immette complessità, contrasta lo spontaneismo del disordine e dell’isolamento dei sistemi, riduce “localmente” (purtroppo mai globalmente, è impossibile. E’ una legge) il disordine e il caos. Il progresso è niente altro che la storia del tentativo prometeico dell’uomo di ridurre il disordine, l’entropia del mondo. Con il lavoro, l’energia, la trasformazione delle cose di natura: da semplici a complesse. Senza l’uomo e il lavoro, intuì Boltzmann, l’entropia avrebbe travolto la vita. Rendendola impossibile. Marx trasformò il principio dell’entropia (che ovviamente non conosceva ancora) in una potente visione filosofica della Natura, potente ed ottimista. Che la sinistra ha del tutto dimenticato.

 

Il progresso è l’antidoto all’entropia

La Natura come “prius”, preesistente all’uomo è un ricordo ancestrale, un mito insussistente, una vacuità. Esiste solo la “seconda natura”: l’ambiente trasformato dall’uomo. Che solo “lavorando la Natura” (con l’ingegno, le opere, la tecnologia, il “generale intelletto”, lo definiva Marx) adatta la Natura ai suoi bisogni. E adattandola ai suoi bisogni, era implicito in Marx, ne contrasta l’entropia, ne forza i “limiti” che tendono al disordine, al caos, alla perdita di equilibrio.

In una parola: il progresso è l’antidoto all’entropia. Ecco perché per Marx non esiste la Natura ma solo la “seconda Natura”, quella trasformata dall’uomo per i suoi bisogni, in cui l’impatto umano è, addirittura, il contrasto della vita alla morte termica, all’entropia. Marx, che aveva tante idee orribili e sbagliate, ma era un inguaribile progressista e ottimista, sosteneva che la Natura senza l’intervento umano non sarebbe stata il paradiso terrestre ma un inferno. Come ha fatto nascere la vita, ai primordi della Terra, l’avrebbe distrutta se Homo sapiens non avesse imparato a trasformarla secondo i suoi bisogni e grazie alla sua intelligenza: con opere, costruzioni, agricoltura, industria ecc. Oggi la sinistra ha sostituito Marx con la ideologia reazionaria e anti progressista dei “limiti dello sviluppo” e dell’intoccabilità dell’ambiente. Un mito che si arrende all’entropia, alla morte termica.

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