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Pd: che succede in caso di ballottaggio?

Marco Campione sabato 26 Gennaio 2019
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di Marco Campione

 

Complimenti a Zingaretti, Martina e Giachetti per aver superato la prima fase, quella riservata agli iscritti, del congresso PD. Ora si passa alla fase dove a decidere saranno elettori e simpatizzanti, non solo gli iscritti.

Adesso si riparte da zero e si comincia a fare sul serio. È una frase che sento dire spesso. Da persona che guarda con sempre più distacco alle cose di PD e che -come avvenuto per la prima fase- deciderà solo l’ultimo giorno se votare alle primarie, mi permetto di fare qualche considerazione sulla fase “aperta” che inizia lunedì prossimo e lo faccio proprio a partire da questa frase.

 

Si riparte da zero (e si comincia a fare sul serio)

1) Adesso si riparte da zero e si comincia a fare sul serio. Se è solo una frase fatta, l’ennesima che contraddistingue il momento del PD, non si andrà da nessuna parte. Analizzatela questa frase. E fatela vivere nel dibattito di ogni giorno.
– Si riparte da zero: questo dovrebbe voler dire utilizzare argomenti in parte diversi da quelli usati fin qui. Basta accuse reciproche di tradimento e incazzature per i posizionamenti degli ex renziani. Voltiamo pagina.
– Si comincia a fare sul serio: il dibattito ombelicale visto fin qui non lo è. I tre punti per me sono ancora quelli del mio intervento in Assemblea Nazionale: quale società immagina, quindi quali priorità ha in testa e di conseguenza chi vuole rappresentare il PD; il giudizio sull’azione riformatrice e di governo della scorsa legislatura (non necessaria o non sufficiente?); quale partito vuole essere (aperto e contendibile o identitario e tradizionale).

 

La piattaforma di Zingaretti è minoritaria

2) Personalmente considero la piattaforma di Zingaretti irricevibile. Non demonizzo niente e nessuno, ma quel PD non è un partito che una persona con la mia storia e le mie idee potrebbe votare. Penso anche che sia una piattaforma minoritaria tra i 12 milioni di elettori potenziali del PD, ma siccome il 3 marzo voteranno al massimo 2,5 milioni di questi, il rischio che prevalga esiste. Anche perché ho seri dubbi che i tre candidati faranno quanto auspico nel punto 1) che è l’unica cosa che potrebbe portare milioni di italiani al voto. In questo contesto Zingaretti è l’unico che può provare a ottenere più del 50% dei consensi. Al di là della discussione (ombelicale) sul valore del ballottaggio, sul quale torno in un punto successivo, questa constatazione oggettiva ha una conseguenza: sia Martina che Giachetti dovrebbero dirci cosa farebbero in caso di ballottaggio.

 

Sul ballottaggio in assemblea

3) Ballottaggio. È previsto dallo Statuto che se nessuno supera il 50% si faccia il ballottaggio tra i primi due in Assemblea. Demonizzare questa fase non ha senso. L’argomento più usato è “sarebbe un pessimo segnale”. È ovvio che se un candidato sfiorasse il 50% o se la distanza tra primo e secondo fosse molto ampia (8-10%) sarebbe auspicabile un accordo per far prevalere il primo. Ma se i due fossero vicini, quello che sarebbe un pessimo segnale è l’accordo nelle segrete stanze, in stile CGIL. Tra gli iscritti non ci sarebbero problemi, ma gli elettori si sentirebbero presi in giro.

4) Discutere in modo astratto del punto 3 è solo un modo di non affrontare il nodo concreto del punto 2. Una scorciatoia, l’ennesima. E di scorciatoie in scorciatoie il PD corre a gambe levate verso l’autodistruzione.

 

Come si muoveranno i tre candidati?

5) Martina è quello che avrebbe più da guadagnare da una dichiarazione anticipata sul suo comportamento futuro. Una frase tipo: “i miei voti non andranno mai a Zingaretti” (salvo gli scenari descritti sopra) gli consentirebbe di fare il pieno del “voto utile”. Paradossalmente, conoscendolo, mi aspetto da lui la dichiarazione opposta: se arrivo secondo mi ritiro dal ballottaggio.

6) Purtroppo il punto 1 non è interesse di Zingaretti (più il dibattito si apre più lui scende nei consensi) e il punto 2 non è nelle corde né di Martina (subisce la retorica di cui parlo nel punto 3) né di Giachetti (fonda tutta la sua campagna sull’uomo solo contro tutto e tutti). Se tutti e tre accetteranno di andare contro la loro natura e il loro interesse, ci saranno grandi sorprese ai gazebo e dopo. Ne dubito perché sarebbe un salto nel buio per tutti, ma fino all’ultimo continuerò a sperarci: certamente i tre candidati rischierebbero di perdere qualcosa ma a guadagnarci sarà il PD.

7) Se fossero tre leader lo farebbero, ma -come ha ben detto Prodi- un leader è esattamente quello che manca al PD. Scoprire di averne almeno tre sarebbe davvero una sorpresa. A proposito, nella prima Assemblea Nazionale dopo il voto dissi che se un leader per emergere ha bisogno che Renzi si faccia da parte banalmente non è un leader. Renzi si è chiamato fuori dal congresso e questo è il risultato.

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1 Commenti

  1. Euro Perozzi sabato 26 Gennaio 2019

    Trovo l’articolo scritto con la testa troppo dentro le menate del partito…
    Alla fine le cose se le guardiamo da lontano sono semplici: il pD deve vuotarsi e ricostruirsi per tornare ad essere un soggetto maggioritario… in questo senso Zingaretti è irricevibile! Martina non è… è in pausa con l’apparato. Giachetti è quello che passa il convento, cosa faranno in assemblea CSNF!…..

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