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Ricordo di Massimo Bordin

Danilo Paolini venerdì 19 Aprile 2019
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di Danilo Paolini

 

Aveva mantenuto una rigorosa riservatezza sulla sua malattia e aveva continuato a lavorare.

Fino all’inizio di questo mese era andato in onda, puntuale alle 7 e 35, con “Stampa e regime”, la seguitissima rassegna stampa della “sua” Radio Radicale. Sua, perché ci lavorava da una vita, perché ne era stato il direttore per circa vent’anni (dal 1991 al 2010), perché era sicuramente la voce più nota dell’emittente fondata da Marco Pannella. Massimo Bordin è morto ieri all’età di 67 anni. Dopo aver dato la notizia, la radio lo ha voluto salutare mettendo in onda il “Requiem” di Mozart che ogni mattina precedeva la sua rassegna stampa, in cui dava spazio a tutte le voci.

Di lui si ricordano, oltre alla preparazione e alla formidabile memoria storica, una sconfinata passione per il giornalismo e per la politica, l’ironia puntuta, le pazienti “interviste” della domenica pomeriggio a Pannella (in realtà dei lunghi monologhi del leader, all’interno dei quali Bordin cercava di infilare domande o acute osservazioni, riuscendoci anche a prezzo dello scontro verbale) avvolte in una densa nuvola di fumo di sigaro toscano, il suo garantismo genuino, l’occhio critico e competente sulle cose della giustizia italiana, in particolare sui processi di mafia e sull’utilizzo dei “pentiti” da parte di alcuni magistrati.

I giornalisti che si occupano di giustizia non potevano prescindere dai suoi brevi, taglienti articoli sul Foglio.

Talvolta gli faceva velo l’appartenenza politica e capitava che scivolasse in un anticlericalismo ingiustificato, ma più spesso riconosceva alla Chiesa (e a questo nostro giornale) di essere in prima linea – con i radicali, non mancava mai di aggiungere – nella difesa dei poveri, dei migranti, dei detenuti, della pace, dei diritti umani.

Massimo Bordin mancherà a molti. In primo luogo ai suoi colleghi, che si trovano a combattere una battaglia durissima per la sopravvivenza di Radio Radicale a causa del taglio della convenzione deciso dall’attuale governo. Senza un (auspicabile) ripensamento, il 21 maggio Radio Radicale chiuderà. Un giorno che il suo direttore storico ha preferito non rischiare di vedere.

 

(Pubblicato su Avvenire, 17 aprile 2019)

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