di Danilo Di Matteo
A suo tempo Lionel Jospin distingueva tra economia di mercato, fondamentale nelle nostre democrazie, e società di mercato, nella quale tutto si riduce a merce e a scambio. Non mancavano i critici, neppure da noi, pronti a considerare tale dicotomia un colpo di coda dell’antica ostilità socialista verso l’assetto liberale. Forse era così.
Oggi, tuttavia, essa può tornare attuale di fronte a discorsi surreali del tipo: “il Pd deve tendere alla socialdemocrazia o al liberalismo? Deve coltivare la vocazione al governo o all’opposizione? Partito delle differenze o del ceto medio?”. Come se la politica si risolvesse in un problema di marketing: a chi vendo il mio prodotto? A quale pubblico mi rivolgo per il mio show? Trionfo dell‘impotenza della politica, insomma.
E qui comprendo appieno cosa intendessero dire quegli studiosi che trenta-quaranta anni fa affermavano che della lezione di Marx o di Salvemini o di Gramsci resta valido il metodo. Come prescindere, infatti, dallo studio e dall’analisi della società e delle sue questioni per provare a metterne a fuoco le possibili soluzioni? No, il mondo non è un enorme centro commerciale nel quale sia possibile trovare già pronti tutti i prodotti con le rispettive etichette.
Danilo Di Matteo (1971) vive e lavora a Chieti come psichiatra e psicoterapeuta. Al tempo stesso coltiva gli studi filosofici e segue con passione la politica e la ricerca teologica. Collabora con varie testate. Ha scritto “L’esilio della parola”. Il tema del silenzio nel pensiero di André Neher (Mimesis 2020), Psicosi, libertà e pensiero (Manni 2021) e Quale faro per la sinistra? La sinistra italiana tra XX e XXI secolo (Guida 2022). È uno degli autori di Poesia e Filosofia. I domini contesi (a cura di Stefano Iori e Rosa Pierno, Gilgamesh 2021).