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di Carlo Fusaro

 

Ovviamente è uno scherzo. Meglio un’analisi con qualche valutazione: ma valutiamo qui i presupposti, le pagelle le daremo a fine esperienza.

Interni. Luciana Lamorgese, prefetto; scelta perché di provata esperienza e politicamente non affiliata; ma ha fatto il capo di gabinetto sia di Alfano sia di Minniti. Dovrebbe essere una garanzia. E comunque il salto dall’ipermaschilista macho del Papeete a una signora è immenso anche solo simbolicamente.

Giustizia. Alfonso Bonafede (M5S), uno dei due confermati, avvocato a Firenze con dottorato di ricerca a Pisa. Un compito da far tremare le vene ai polsi. Più difficile domare avvocati e magistrati che la perfida Bruxelles! Vediamo.

Difesa. Lorenzo Guerini (Pd). Politico professionista, sindaco e presidente di provincia a Lodi. Già renziano c.d. moderato. Già presidente del Comitato sui servizi di sicurezza. Persona seria. Farà bene.

Economia. Roberto Gualtieri (Pd), non famoso in Italia, ma autentico fiore all’occhiello del nuovo governo: professore di storia ma soprattutto al terzo mandato al Parlamento europeo dove nel 2016 si è guadagnato dall’influente rivista “Politico” il riconoscimento di uno degli 8 più influenti parlamentari UE. Nonostante la preparazione originaria la sua competenza è proprio in campo finanziario. L’uomo giusto al posto giusto nel momento giusto. Auguri a lui, per farli a noi tutti. Grandi speranze (anche se la sfida è dura).

Esteri e cooperazione. Luigi Di Maio (M5S). Beh, lo conosciamo tutti. Il baby del governo è confermato ministro ma spostato, resta formalmente il capo del movimento (di fatto non lo è più). Lo dico con incoraggiamento: ora si vedrà se è un uomo intelligente. Che non abbia lauree e non conosca le lingue pazienza. Vediamo se saprà evitare la ricerca a tutti i costi del palcoscenico e si saprà far guidare dalla Farnesina: non deve far altro che continuare la linea di politica estera tradizionale del Paese. Permessa al massimo qualche iniziativa (importante ed utile) in Africa, sempre in quadro UE. Se si mette a fare il fenomeno, vuol dire che è irrecuperabile. Insomma, per lui un posto di grande prestigio ma dove non avrà grande spazio. O meglio: se lo dovrà conquistare con pazienza. Come per es. ha fatto la Mogherini in Europa…

Sviluppo economico. Stefano Patuanelli (M5S) eredita l’incarico cui Di Maio ha assolto in modo piuttosto incerto (a dir poco). Sembra un pragmatico (è un ingegnere): vediamo.

Agricoltura. Teresa Bellanova (Pd), già sindacalista con esperienza di viceministro, renziana, riformatrice. Sarebbe stato bello vederla all’opera altrove (lavoro?). Ma è donna volitiva, capace: farà bene, io penso. L’aspetto con grande simpatia.

Ambiente. Sergio Costa (M5S) l’altra delle due conferme. Un generale dell’Arma dei carabinieri, dà garanzie di serietà e correttezza, ma non lo so giudicare. Qualche amico vuole integrare il mio non giudizio? Se l’han confermato deve essere bravo…

Affari regionali. Francesco Boccia (Pd). Politico di professione ma con MBA alla Bocconi. Credo di non essere mai stato d’accordo con lui da che faceva disastri con il governo Renzi. Ma tant’è. Qui alla prova come ministro: un pugliese di Bisceglie (ahimé amico di Emiliano) per affrontare seriamente la difficile prova dell’autonomia differenziata. Vedremo.

Infrastrutture. Paola De Micheli (Pd), già manager del mondo cooperativo con ampia esperienza di governo, fedelissima di Zingaretti, premiata con un ministero importante facile e difficile al tempo stesso. Difficile perché occuparsi di Tav, Gronda genovese, Aeroporto di Firenze, etc. etc. e farlo in un governo col M5S non sarà una passeggiata; ma anche facile perché far peggio e risultare più insopportabili di Toninelli, non sarà proprio possibile. Notevoli aspettative.

Sud (senza portafoglio). Peppe (Giuseppe) Provenzano (Pd), giovanissimo economista, esperto di problemi del lavoro, siciliano dovrà dimostrare che l’impegno dello Stato per il Sud viene adeguatamente rilanciato, possibilmente senza distribuzione di quattrini tipo reddito di cittadinanza, ma con misure volte a favorire lo sviluppo endogeno. Sarà dura per lui come per chiunque.

Innovazione tecnologica (s.p.). Paola Pisano (M5S), ricercatrice universitaria, fa il gran salto da assessore al comune di Torino (dove di questo si occupa) al governo. Un incarico importante e difficile: siamo indietro.

Pubblica amministrazione (s.p.). Fabiana Dadone (M5S), piemontese di Cuneo è una fedelissima di Di Maio e Casaleggio. Incarico che nei governi italiani esiste da sempre, senza esiti decisivi: perché cambiare la burocrazia è difficile dappertutto, impossibile in Italia. Buona fortuna (senza alcuna ironia).

Pari opportunità (s.p.). Elena Bonetti (Pd), docente universitaria, fedelissima di Renzi (ha organizzato in ultimo la scuola di preparazione politica del Ciocco), potrà esercitare le sue capacità in un campo – volendo – immenso. Basti pensare che fa parte di un governo con 7 donne su 21…

Rapporti col Parlamento (s.p). Federico D’Incà (M5S), informatico, parlamentare e questore della Camera (dunque conta) sembra avere le caratteristiche giuste per il mestiere. Far andare d’accordo i gruppi Pd e M5S, superare la reciproca sfiducia, stabilire un clima di solidale collaborazione sarà indispensabile se no nulla funzionerà in Parlamento.

Salute. Roberto Speranza (Leu), politico professionista, uno dei leader della scissione dal Pd, infine premiato grazie alla scelta di Leu di sostenere il governo. Fra i più giovani da vedere alla prova.

Affari europei (s.p.). Enzo Amendola (Pd), già deputato, competenza specifica sulla materia, già responsabile esteri del Pd sia con Renzi sia con Zingaretti. Incarico importante per rapporti da rilanciare, dovrà far squadra con Gualtieri che potrà dargli preziose indicazioni.

Lavoro. Nunzia Catalfo (M5S), politica professionista, già presidente commissione lavoro, prende metà del superministero di Di Maio (lo sviluppo economico essendo andato a Patuanelli). Non ho elementi per giudicare. Incarico delicato dove ci si gioca il modo serio di incentivare l’occupazione e la faccenda del salario minimo.

Istruzione università ricerca. Lorenzo Fioramonti (M5S), assai discusso docente universitario (a Pretoria) per le sue idee sullo sviluppo e come considerare il PIL, è colui che ha nominato la “iena” Giarrusso a collaboratore (per indagare sui concorsi universitari), quando era sottosegretario e l’altro giorno ha ipotizzato di tassare le merendine per chi le porta a scuola… Insomma… persona dall’ego non proprio contenuto. Vedremo. Direi, senza dubbio, la nomina più discutibile dell’intero governo.

Beni culturali e turismo. Dario Franceschini (Pd), politico di lungo corso, già ministro per una legislatura allo stesso incarico, dove fece benissimo. Lui tra l’altro a promuovere il rilancio di Pompei e ad aprire all’assunzione di direttori non italiani dei grandi musei: una delle scelte più lungimiranti della scorsa legislatura. Farà bene di sicuro.

Politiche giovanili e sport. Vincenzo Spadafora (M5S), già presidente dell’UNICEF in Italia e Garante dell’infanzia nonché sottosegretario alle pari opportunità, viene promosso ministro. Sembra persona capace, vediamo.

Nota finale. Non mi è chiaro chi si occuperà di riforme costituzionali. Nessuna delega è preannunciata. Ed è una cosa che raramente è avvenuta negli ultimi decenni. Né si può dire che la questione non sia aperta o non sia nel programma di governo (numero parlamentari, altre misure connesse a partire dall’età per votare al Senato, regolamenti, legge elettorale, referendum, etc.). Dubbio: che non aver prevista una delega sin dalla formazione del governo implichi che se ne vorrà occupare direttamente Conte per il tramite del sottosegretario alla presidenza del consiglio Fraccaro (ex ministro proprio a queste cose)?

P.S. La nomina di Fraccaro è una piccola forzatura finale per Di Maio e il M5S: perché il potente sottosegretario sembrava dovesse essere un tecnico di fiducia di Conte, il quale invece deve prendersi un uomo di fiducia del movimento, che pure già “ha” il premier. Alla lunga, forse un errore.

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1 Commenti

  1. Marcello Sassoli giovedì 5 Settembre 2019

    Ma credi che siamo nella fase finale oppure no? Queste giravolte si pagheranno care se i risultati fattuali non seguiranno alle parole “tonitruanti”. Recuperare un ruolo importante nella pattuglia dei 27/28 Paesi sarà dura. Il programma qui è più sfumato. I cittadini vedono i titoli ma raramente i contenuti. E’ questo il gap tra opinione pubblica e gli “specialisti” della politica,

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