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di Marco Campione

 

L’altra sera a cena alcuni amici mi hanno chiesto cosa mi piacerebbe ci fosse per la “scuola” nel programma ipotetico del governo ipotetico figlio di un accordo al momento solo ipotetico (si è capito che sono scettico?) tra Centrosinistra e Cinquestelle. Ho dato una risposta non con quello che mi piacerebbe in assoluto, quindi, ma provando ad immedesimarmi in ciò che entrambe le parti potrebbero considerare accettabile.

Pur con questo realismo di partenza, non ho ceduto all’idea di andare a cercare il comun divisore (seppur massimo), ma il comune multiplo (seppur minimo). Sono venuti fuori dieci punti, che riporto in ordine sparso. Che ne pensate?

1- Finanziare con almeno un miliardo l’anno (oggi sono 220 milioni) il “Sistema 0-6”, ovvero nidi e scuole d’infanzia: probabilmente la riforma più importante tra quelle fatte nella scorsa legislatura, ma ancora non adeguatamente finanziata.

2- Favorire un rinnovato protagonismo studentesco: la scuola è per loro (curriculum dello studente, governance, esame di stato… sono tanti gli ambiti sui quali si potrebbe intervenire).

3- Moratoria su qualsivoglia sanatoria: insegnare è una professione, non un lavoro qualsiasi.

4- Carriere per i docenti: insegnare -mi ripeto- è una professione, non un lavoro qualsiasi.

5- Ritornare ad una formazione iniziale e selezione dei docenti ordinata, degna di una professione (l’ho già detto?) così importante e capace di non creare nuovo precariato, che sarebbe la conseguenza delle scelte di Pittoni (Lega). In pratica, rivedere insieme (anche colmandone le lacune, in particolare la primaria) il Decreto 59/2017, che fu scritto collaborando attivamente con i parlamentari dei 5S

6- Impegno a mantenere il contingente attuale di docenti, anche in presenza di una riduzione della popolazione scolastica. Questa misura consentirebbe di: a) alimentare la cosiddetta quota di potenziamento dell’organico dell’autonomia; b) ridurre le cosiddette “classi pollaio”.

7- Liberare le scuole autonome dalla burocrazia che le opprime. Fornire loro supporto e mettere a fattor comune alcuni “servizi”.

8- Triplicare i fondi per gli ITS e tutto il cosiddetto post secondario non universitario.

9- Rivedere Decreto sulla Istruzione Professionale, con maggior coraggio riformatore.

10- Incentivare la nascita di un sistema IeFP in tutte le regioni dove è (eufemismo) carente.

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