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Un nuovo progetto per accompagnare il cambiamento

Luigi Marattin lunedì 16 Settembre 2019
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di Luigi Marattin

 

Quanto accaduto in agosto ha dato – finalmente – il via ad una fase di rimodulazione dell’offerta politica di questo paese, spero verso un assetto finalmente stabile, dopo un quarto di secolo di precarietà anche su questo fronte.

 

Il blocco sovranista Salvini-Meloni

Vi è un blocco sovranista (Salvini-Meloni) estremamente caratterizzato e pienamente in linea con le – peggiori, dal mio punto di vista – esperienze populiste internazionali: ritorno alla sovranità esclusiva nazionale, chiusura (culturale ed economica), disprezzo per i vincoli (costituzionali, giuridici, economici), ampio utilizzo di deficit e espansione monetaria, prevalenza del ruolo dello Stato in economia. Questo blocco (che si è visto in piazza la settimana scorsa, con persino qualcuno che faceva i saluti romani) è forte e radicato nel paese, e uno degli errori più grandi che si possono fare è considerarlo già in declino nell’opinione pubblica. Costoro NEGANO la necessità di cambiamento legata al Grande Shock della Globalizzazione, e sostanzialmente promettono un ritorno ai (per loro) fasti degli anni 70 e 80.

 

Il blocco della “protezione passiva”

Poi si sta consolidando un blocco alternativo, che offre una risposta diversa al Grande Shock: non negazione, ma PROTEZIONE PASSIVA, anch’essa mirata comunque a eliminare la necessità del cambiamento per l’individuo. Questo blocco parla di redistribuzione della ricchezza (e non di una sua produzione, vista anche quasi con sospetto: gli imprenditori non sono motore del processo produttivo, ma sono “padroni”, come li ha definiti qualche giorno fa il neo-Ministro Provenzano), di ripristino e intensificazione delle tutele del welfare novecentesco, non disdegna ipotesi di tassazione patrimoniale, ripone fiducia incondizionata ex-ante in ogni meccanismo pubblico (acqua pubblica, banca pubblica degli investimenti, gestione pubblica delle autostrade), è affezionato alle forme tradizionali di intermediazione politica, guarda con malcelato sospetto all’iniziativa privata.

Questo blocco – in via di formazione – comprende buona parte del M5S (quella uscita vincitrice dal derby agostano “Pd o Lega?”, maggiormente legata a Fico e piuttosto diversa dal M5S visto negli scorsi 14 mesi), buona parte del Partito Democratico (che ha completato la sua transizione pochi giorni fa, intonando simbolicamente “Bandiera Rossa” al comizio del segretario e cancellando negli ultimi mesi ogni traccia di approccio culturale diverso), e Leu (di cui non a caso si pronostica a breve un ingresso nel Pd). Il sigillo sul percorso formativo di questo blocco è stata l’intervista a Repubblica di Dario Franceschini – anche qui, come spesso accade, prontamente sposata dal segretario – in cui battezza un’alleanza strutturale tra Pd e M5S anche alle elezioni regionali e amministrative. Prima ancora di verificare la tenuta e l’efficacia della partnership politica nazionale. Invero, addirittura prima ancora che parta.

 

Accompagnare il cambiamento

Io non credo che queste due offerte politiche (quasi del tutto esaustive dell’attuale panorama) facciano giustizia non solo della domanda politica presente in Italia, ma anche delle concrete possibilità di guidare il nostro paese verso quel cambiamento – individuale e collettivo – che molti di noi, al contrario di altri, considerano necessario e utile per portare l’Italia a cogliere tutte le opportunità del suo futuro. La parola d’ordine non può essere ne’ negare il cambiamento ne’ proteggere passivamente dal cambiamento, bensì ACCOMPAGNARE al cambiamento non lasciando nessuno solo. Disegnando un percorso di cambiamento radicale per adeguare l’Italia al nuovo contesto globalizzato ma facendo sentire ognuno protagonista di quel cambiamento e sapendo disegnare un orizzonte comune e condiviso verso il quale tendere.

Un progetto culturale che parli alla società italiana (a tutta, non solo agli elettorati tradizionali di riferimento) e proponga un nuovo Patto, dopo quelli – in gran parte scellerati – che hanno retto la Prima Repubblica.

Se volete ne parliamo! Basta sapere che il livello della sfida è questo, non un centimetro più basso.

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