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L’assalto ai patrimoni, l’ultimo azzardo di Lega e M5S

Carlo Fusaro domenica 21 Ottobre 2018
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di Carlo Fusaro

 

Dice: come mai scrivi di rado su FB mentre mesi fa ci affliggevi almeno una due volte la settimana?

 

La somma di opposti populismi

La risposta è duplice: primo, sono tali, tante e tanto frequenti le trovate del governo (Conte)/Salvini/DiMaio che inseguirle non è possibile altro che via tweet: poche righe e via, anche più volte al giorno; un tempo per ogni “follia” si sarebbe scritto un commento: non è più possibile; in secondo luogo, sta accadendo esattamente quanto s’era detto mesi e mesi fa (fino al declassamento del nostro debito pubblico da parte delle agenzie di rating): e ripetersi è noioso per voi e per me.

Certo: in passato non avevo immaginato neanche alla lontana un governo Salvini/DiMaio, M5S/Lega. Sembravano due forme così diverse di populismo che non si sarebbero mai potute sommare; del resto fino a dopo il voto avevano fatto parte di campi contrapposti. La fantasia ha superato davvero la realtà: la somma di opposti populismi. Solo dopo che si è verificata questa letale combinazione abbiamo capito dove andavano a parare e perché collaborano: perché hanno la pretesa e presunzione di imporre ricette – pur differenziate – ma rese omogenee dal fatto che vanno contro le scelte strategiche compiute dall’Italia in tutto il secondo dopoguerra e culminate nel capolavoro di Prodi e Ciampi: portarci nell’euro, cioè all’avanguardia dell’Europa.

 

L’Euro: uno dei maggiori successi politici della storia

Questa scelta non era un’alzata di capo: era una scommessa coraggiosa che coronava il sogno del meglio della classe dirigente italiana di tutto il Dopoguerra, dall’apertura dei mercati voluta da La Malfa all’ingresso da fondatori dell’Europa che si andava federando (1951-1957): uno dei maggiori successi della storia politica dell’umanità che ha stabilizzato l’Europa, dopo che questa aveva provocato non una ma due guerre mondiali! E che ha accompagnato uno spettacolare progresso economico-sociale per oltre 500 milioni di persona.
Ebbene: fare dell’Italia una protagonista di questo processo, assicurarsi che l’Italia fosse ben salda nell’Europa, da Ventotene in poi, è stata la principale scelta strategica del nostro paese (insieme – evidentemente – alla scelta di campo pro Occidente, Nato, etc.). E perché lo si voleva? Ma perché il nostro paese partiva da uno stato di arretratezza che neanche ci possiamo oggi immaginare; eravamo partiti indietro e tardi e poi c’eravamo inventati il fascismo e l’alleanza guerrafondaia con la Germania nazista. Rischiavamo – come si usava dire – di “ricadere nel Mediterraneo” (cioè nel sottosviluppo).

 

Il debito pubblico italiano e la mancata modernizzazione del paese

Certo: avremmo dovuto essere conseguenti (dopo la scelta per l’Unione monetaria) e darci una mossa. Dimostrarsi in grado, tutto il Paese non solo le sue imprese più efficienti, di competere alla pari con tutti, far crescere la produttività, far crescere formazione e conoscenze, ridurre l’evasione, incrementare il dinamismo a tutti i livelli, non accontentarsi del “piccolo è bello”, usare al meglio i fattori produttivi lavoro in testa (anche meridionale e femminile). E poi ridurre aggressivamente il debito pubblico cumulato negli anni Ottanta e Novanta.

[Quando è nato il ns debito pubblico? Pochi dati:

  • 1950 = 31% Pil;
  • 1960 = 31.9%;
  • 1970 = 36%;
  • 1980 = 55%;
  • 1990 = 92%;
  • 1994 = 117%;
  • 2000 = 105%;
  • 2005 = 102%;
  • 2010 = 115%;
  • dal 2013 = 130% stabile.

Chi vuole, vada a vedere chi governava nelle varie fasi.]

Non s’è fatto. E quando finanza ed economia mondiali sono entrate in crisi abbiamo fatto fatica a reggere: abbiamo retto, grazie al governo Monti (votato da tutti tranne la Lega), ma questo ha avuto il prezzo che s’è cominciato a pagare con l’esplosione del populismo postmoderno del M5S: il resto è storia nota. Non è un caso che governano appunto Lega e M5S: quelli che “non ce vonno sta’” come dicono a Roma.

 

Il mostruoso azzardo di Lega e M5S

Già, ma che vuol dire? Vuol dire ribellarsi all’ortodossia finanziaria che consiglia di continuare in politiche di contenimento e pur lenta ma continua riduzione del debito. Facendo tutto quel che serve per avere ogni anno un bilancio fortemente attivo al netto degli interessi e deficit tendenti via via allo zero. Un crinale faticoso da percorrere e che richiede si faccia quel che si è fatto poco nel passato recente (governi PD a parte: e anch’essi con mille esitazioni e tanta fatica), riforme di “efficientamento” del sistema paese come si dice. Selezionare gli interessi da sacrificare (rendita, patrimoni) e quelli da premiare con le risorse pubbliche (produzione, giovani, famiglie, ceti in difficoltà).
La strada scelta da M5S/Lega non è questa: è quella di un mostruoso azzardo. Sfidare tutti: ortodossia finanziaria, Bce, Ue, paesi amici, mercati. Distribuire quattrini a piene mani sperando che tornino all’economia (e se vanno in importazioni?), illudendosi di far crescere il Pil in modo da ridurre il debito senza alcuna politica finanziaria seria. Peccato che nessuno crede in questa strategia e nessuno crede nelle previsioni del governo (i numeri non tornano, il passato promette l’opposto, l’economia europea e mondiale rallenta). Sicché si va verso più deficit nominale, più deficit strutturale, più debito: perfino nelle previsioni di Tria si va come minimo verso il rinvio sine die della riduzione di esso. E’ un azzardo imperdonabile perché tutte le azioni (e ancor più le parole) del Governo e dei suoi campioni hanno già minato la credibilità del Paese, hanno fortemente aumentato il costo degli interessi, indebolito il sistema bancario, posto le premesse di difficoltà sia sui mercati sia economiche (= spread).

 

Davvero gli italiani vogliono sprofondare nel Mediterraneo?

Piaccia o non piacciano le agenzie di rating, per discutibili che siano le loro valutazioni, il dato di ieri è questo: ci sono 21 livelli di rating, noi siamo al 13esimo dall’alto con… Romania e Ungheria, sotto la Bulgaria, sotto la Russia, la Slovenia e la Spagna. In altre parole il rischio di investire in titoli di stato italiano è maggiore del rischio di investire in Russia e pari a quello di investire in Romania. Al livello 15 i nostri titoli di stato non sono più considerati “investimento” e destinati ad essere venduti (già molti han cominciato).
Nessuno può dire con certezza cosa succederà: ma dovrebbe bastare sapere cosa può succedere. E oggi un’Italia fuori dall’euro (che pure il “popolo” pare voglia, con consensi al 65%!) non è più un’ipotesi esclusa; fuori dall’euro vuol dire anche fuori dall’UE, alla maniera del Regno Unito, il che per un paese esportatore è una follia. Ricordo che la Lega si affermò anche perché il Nord (la c.d. Padania) temeva di finire staccato dall’Europa. Per paradosso proprio la Lega rischia col M5S di portarci fuori dall’Europa. Cioè l’opposto di quello per cui intere generazioni hanno lottato e lavorato, con enorme successo.
Ma è veramente quello che gli italiani vogliono? Veramente vogliono sprofondare nel Mediterraneo e perseguire come modello e alleato strategico la Russia, progressivamente chiudendosi sotto le Alpi per diventare una specie di superEgitto?
A me pare impossibile. Anche perché una deriva come quella ha un esito sicuro: l’assalto, inevitabile, ai nostri patrimoni (diretto con tasse sulla proprietà o indiretto, mediante svalutazione di una eventuale nuova Lira). Del resto cos’altro implica affermare, come si afferma ripetutamente, che il debito pubblico italiano sarebbe bilanciato da una notevole ricchezza patrimoniale privata? Svegliamoci tutti prima che il prezzo di uscire dal questo incubo diventi troppo alto.

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