LibertàEguale

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di Andrea Ferrazzi

 

La necessità di un profondo rinnovamento del Partito Democratico è sotto gli occhi di tutti.

Il Segretario Zingaretti ha colto nel segno quando ha chiamato il Pd a connettersi con i nuovi mondi che si stanno presentando nel panorama nazionale e nei diversi territori.

In tutto ciò centrale sarà il posizionamento politico-culturale che il Pd vorrà darsi, anche alla luce del proporzionale che chiamerà i partiti a dover rappresentare fasce molto ampie di elettorato, anche disomogeneo, non potendo delegare ad alleati di coalizione la rappresentanza di elettori altri da quelli che immaginava come propri.

Ho partecipato al Seminario di Rieti tra governo, parlamentari e partito di lunedì e martedì scorso (13-14 gennaio 2020).

Vi è stato un dibattito, ampiamente ripreso dai media, tra sostenitori della protezione o sostenitori della crescita. Questa contrapposizione è quantomeno un malinteso e certamente un errore concettuale. Non vi è infatti alcuna contrapposizione tra protezione e crescita ma, al contrario, o stanno insieme o nessuna delle due è realizzabile.

Nella “Genesi” Dio dà un duplice compito all’uomo: custodire e coltivare. Non solo custodire, non solo coltivare. Ma custodire e coltivare, due facce della stessa medaglia. Non si può coltivare se non si è custodito; non si può custodire se non si è coltivato.
La vita, d’altro canto, sia quella delle singole persone che quella politica, non è fatta di aut-aut, ma di et-et.

Ciò vale per la cultura: dopo decenni di insensata contrapposizione si è finalmente capito che tutela e valorizzazione dei beni o crescono insieme e muoiono insieme.

Lo è per l’economia: produzione di valore e redistribuzione sono intimamente unite. Solo se c’è crescita vi può essere redistribuzione e solo se vi è redistribuzione vi può essere la tenuta sociale e la fiducia necessaria per la stabilità e lo sviluppo. Senza produzione di ricchezza non ci può dunque essere lotta alle disuguaglianze e senza quest’ultima non vi può essere crescita.

Ciò vale per ogni singolo uomo e per ogni politica per l’uomo: quando una persona è in difficoltà gli va dato il pesce ma, la vera dignità dell’azione politica, sta nel liberarlo dal bisogno e insegnargli a pescare. Vi deve dunque essere “protezione nella necessità” ma poi progressiva “liberazione dalla necessità”.

Si deve dunque lavorare sui punti di partenza delle persone, non sulla situazione di arrivo. Ed evitare stucchevoli  balletti tra chi vuole difendere il lavoro dei governi Renzi e Gentiloni e chi li vuole superare.

Rimuovere gli ostacoli, costruire le condizioni perché i cittadini esprimano i loro talenti, a prescindere dalla famiglia e dal contesto o dal luogo di nascita. È essenziale una grande azione di mobilità sociale in un paese bloccato da innumerevoli pesi e incrostazioni che hanno invece determinato cristallizzazione sociale crescente e dislivelli economici inaccettabili.

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