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Dire no al Mes (per la sanità) e introdurre la Covid-Tax. Due idee sbagliate

Enrico Morando lunedì 13 Aprile 2020
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di Enrico Morando

 

Nella maggioranza che sostiene il governo italiano circolano due posizioni – o proposte, o spunti per la discussione, o come altro li si voglia chiamare – che sono non soltanto sbagliate, ma anche pericolose, perché in grado di ostacolare la buona gestione della crisi in atto e il corretto cammino per uscirne.

 

L’Italia non farà mai ricorso al Mes? È un errore

1- La prima – “l’Italia non farà mai il ricorso al MES” – è apertamente sostenuta dal M5S, fatta propria (obtorto collo?) dal Presidente Conte (“l’Italia non ha bisogno del MES. Il nostro strumento sono gli Eurobond”) e non contrastata dal PD (Misiani: “del MES ha solo più il nome… Diventa uno degli elementi della cassetta degli attrezzi. Prezioso. Anche se l’Italia non ha intenzione di farvi ricorso”).

Vorrei provare a sostenere che se c’è un modo sicuro per costringere l’Italia, in un domani non troppo lontano, a chiedere l’intervento del MES (quello vero, istituito nel 2012 e indissolubilmente connesso a Memorandum con condizionalità precise e pesanti), questo modo è dato dal rifiutare oggi il ricorso alle linee di credito del tutto “nuove” e sostanzialmente prive di condizionalità previste dall’accordo dell’Eurogruppo del 9 aprile scorso.

Proviamo a capire perché: le spese di cui stiamo parlando sono quelle direttamente o indirettamente legate all’intervento sanitario antivirus. Lo Stato italiano sta già spendendo molto. Ma molto di più spenderà nei prossimi giorni, mesi ed anni per rafforzare la capacità del sistema sanitario di sconfiggere questa pandemia e, soprattutto, farsi trovare pronto quando arriverà la prossima (che arriverà, anche se non sappiamo quando). A quanto ammonteranno queste spese aggiuntive? Difficile dirlo oggi, quando siamo ancora in piena emergenza. Ipotizziamo che si tratti – in tre anni – di tre punti di PIL. Un’enormità. L’accordo dell’Eurogruppo prevede di utilizzare il “vecchio” MES per fare una cosa completamente “nuova”: concedere agli Stati membri, per finanziare immediatamente queste spese – che l’Italia comunque dovrà fare, a carico del proprio bilancio – prestiti a tassi iperagevolati e a lunga scadenza, per un ammontare pari, nel massimo, a due punti di PIL del Paese in questione. Quindi, ipotizzando di dover spendere tre punti di PIL in più per la sanità, potremo immediatamente “coprirne” due grazie alla nuova linea di credito erogata con risorse del MES, che andrebbe a finanziarsi attraverso l’emissione di… Eurobond, garantiti dai Paesi europei (tutti  i Paesi europei: classico caso di mutualizzazione del rischio).

Morale della favola: dobbiamo fare più debito per migliorare il servizio sanitario nazionale. Ma col nostro rapporto debito/PIL, non riusciremo mai – facendo “da soli” – a disporre, da subito, delle risorse necessarie. Possiamo invece farcela usando…gli Eurobond, emessi dal MES per finanziare apposite linee di credito” sanitario” per gli Stati membri.

Si obietta che la condizionalità – che oggi si ammette assai debole o addirittura assente – potrebbe cambiare domani, a crisi superata. È un’ipotesi palesemente campata per aria, ma prendiamola in considerazione, per amore di discussione: come hanno scritto Altomonte e Pammolli, basterà – per scongiurarla – concordare al prossimo Consiglio del 23 aprile due condizioni: che l’erogazione avvenga in un’unica soluzione e che la valutazione della sostenibilità del debito riguardi lo stato dei conti pubblici di oggi. Sapendo che oggi la sostenibilità è elevatissima, perché l’Eurogruppo ha previsto esplicitamente che la linea di credito sia quella precauzionale esistente (Eccl). Esattamente la linea di credito a condizioni rafforzate che la BCE ha previsto come condizione per attivare l’OMT (Outright Monetary Transaction), l’ormai famoso “scudo” anti spread di Draghi.

Due punti di PIL da spendere per la sanità possiamo trovarli anche “da soli”? Ignoriamo per un attimo il fatto che questa destinazione di risorse nazionali sarebbe ovviamente alternativa ad altre – al sostegno delle imprese per la ripresa, ad esempio -, e facciamoci un’altra domanda: se abbiamo la possibilità di “segregare” nei conti di istituzioni comunitarie una quota del debito che comunque dobbiamo fare, quale potrà mai essere la ragione sensata per non farlo, tenendo tutto dentro il “nostro” rapporto debito/PIL?

 

Introdurre una nuova tassa? Non è una buona idea

2- Vengo ora alla proposta Delrio (capogruppo PD alla Camera) per un “contributo di solidarietà a carico dei cittadini con reddito superiore a 80.000 € , che inciderà sulla parte eccedente di tale soglia… Il contributo sarebbe del 4% oltre 80.000 €, del 5% oltre 100.000, del 6% oltre 300.000, del 7% oltre 500.000, dell’8% oltre il milione di euro”.

Naturalmente, condivido la finalità della proposta: aiutare le persone “che non ce la fanno”, perché già versavano in situazione di povertà ed hanno visto le loro condizioni aggravate dalla pandemia. Lo strumento, tuttavia, tradisce la finalità. Vediamo rapidamente perché.

Anche in questo caso, lo Stato – per lenire il disagio e le difficoltà dei più deboli – dovrà indebitarsi ulteriormente. Per questa finalità ha realizzato, molto di recente (2018, Governo gialloverde) un intervento – il Reddito di Cittadinanza -, che ha accresciuto la spesa corrente e l’indebitamento in modo molto significativo. Evidentemente, si ammette che questa marea di soldi sia servita a poco… Convengo comunque che – recuperando il protagonismo dei Comuni, assurdamente estromessi dalla gestione del RdC – si dovrà spendere ancora di più, nei prossimi mesi, per la gestione della crisi coronavirus. Facendo altro deficit e aggravando il rapporto debito/PIL.

Chi lo garantisce e chi lo finanzia, questo debito? Da che mondo è mondo, a garanzia del debito pubblico sta la capacità degli Stati di imporre tasse. Se i risparmiatori dovessero sospettare che lo Stato, per qualche ragione, possa perdere, in tutto o in parte, questa capacità, pretenderebbero di essere remunerati per un rischio percepito in rialzo (tassi di interesse più elevati). Col nostro debito pubblico, sarebbe un grosso guaio.

La pressione fiscale, in Italia, è relativamente elevata. Ma, in particolare, chi fornisce la grandissima parte del gettito IRPEF, l’imposta sovrana del nostro sistema fiscale? I dati parlano da soli: il 12,28% degli italiani paga quasi il 60% di tutto il gettito IRPEF, mentre il 46% ne paga solo il 2,62%. Cui si aggiunge un altro 14% che paga un IRPEF inferiore alla spesa sanitaria pro capite. Se ne deduce che la proposta Delrio, se venisse attuata, esaspererebbe ulteriormente questo evidente squilibrio, esponendoci a seri rischi di rottura della coesione sociale, in un momento di grandissima preoccupazione sul futuro dell’economia e della società nel suo complesso.

In secondo luogo, in presenza di un ciclo negativo che ci introduce ad una nuova, drammatica recessione, la proposta Delrio ha un effetto prociclico. Non è certo un caso che, in tutto il mondo, i Governi stiano indebitandosi per mettere dei soldi in tasca ai cittadini, al fine di impedire un’eccessiva caduta della domanda. Sommandosi al collasso dell’offerta, una caduta troppo pesante della domanda potrebbe trasformare la già certa recessione in depressione di lunga durata. Introdurre una nuova tassa, in questo contesto, è un’idea che non è venuta a nessun altro, perché non è una buona idea.

Infine, c’è una ragione politica che depone contro la proposta Delrio: al netto della propaganda – tra l’altro meno efficace di quanto fosse nel recentissimo passato – il leader del centrodestra Salvini è in forte difficoltà: l’intervento dell’Europa c’è e si vedrà sempre di più. E la sua proposta – emettere “da soli” titoli di debito per soli italiani – o è l’idea di un prestito forzoso (un altro nome di una patrimoniale) o è una farneticazione. Non sono convinto che fornirgli il pretesto per urlare contro la “sinistra delle tasse” giovi all’Italia e al PD.

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2 Commenti

  1. Pietro martedì 14 Aprile 2020

    Concordo su tutto . Salvo il punto contro la proposta Salvini . Chiedere , non imporre , un po’ di soldi agli italiani in cambio di un interesse netto dello 0,5 per BOT italia potrebbe essere una dimostrazione di capacità di reazione nazionale.E ci dovrebbe aiutare a tenere basso lo spread.

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  2. Aldo Amoretti mercoledì 15 Aprile 2020

    A proposito delle condizionalità correlate al ricorso al MES per le spese della sanità sono di parere che andrebbero non solo non
    contestate, ma sarebbe giusto proporre che siano ben rigorose per evitare che i soldi dell’Europa destinati alla sanità non vengano dirottati per altri scopi.
    Aldo Amoretti

    Rispondi

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