di Pietro Ichino
La Costituzione americana, come la nostra, è fatta per tenere insieme una sinistra e una destra che hanno due visioni contrapposte della stessa realtà; ora lo spartiacque politico è tra due mondi privi di una base di realtà condivisa.
Il 6 gennaio scorso, nel momento più drammatico dell’assalto della folla trumpiana al Congresso, il presidente eletto Biden, invitando quello uscente a richiamare all’ordine i seguaci rivoltosi, ha esordito dicendo “Questa non è la vera America”. Forse non poteva non dirlo; ma non è vero.
I 74 milioni di voti andati a Donald Trump rappresentano, eccome, una metà della “vera America”; e larga parte di quella valanga di elettori condivide fino in fondo non solo la politica, ma anche la filosofia del presidente uscente; il quale parla di un mondo reale diverso, per alcuni aspetti decisivi, da quello cui fanno riferimento il resto dell’establishment, non solo democratico ma anche repubblicano, e la comunità scientifica.
La maggior parte della metà dell’America che sta con Trump condivide senza riserve non solo il suo sovranismo – ciò che sarebbe meno preoccupante – ma anche la cultura delle fake news, del negazionismo e del complottismo, che hanno costituito uno dei tratti dominanti del suo quadriennio alla Casa Bianca.
Ora, la Costituzione degli Usa, come la nostra, è fatta per tenere insieme una destra e una sinistra che danno letture diverse e perfino contrapposte della stessa realtà; da Trump in poi lo spartiacque politico più rilevante diventa quello tra due mondi ai quali manca una base di realtà condivisa.
In questi giorni la democrazia americana si è salvata solo perché il margine della vittoria elettorale di Biden è stato nettissimo. Un risultato risicato l’avrebbe precipitata nel caos; e avrebbe potuto conseguirne la catastrofe istituzionale per anni diabolicamente perseguita nell’ombra dal capo del Cremlino.
La crisi istituzionale statunitense non nasce dall’intemperanza effimera di un pazzo, ma dall’emergere di un’“America di mezzo” che ha una visione del mondo tutta sua, da Trump rappresentata alla perfezione. Quanto a noi, l’Europa non si illuda: il popolo che ha invaso Capitol Hill può invadere anche l’Eliseo o Montecitorio. In qualche misura è già accaduto.
Già senatore del Partito democratico e membro della Commissione Lavoro, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Ordinario di Diritto del lavoro all’Università statale di Milano, già dirigente sindacale della Cgil, ha diretto la Rivista italiana di diritto del lavoro e collabora con il Corriere della Sera. Twitter: @PietroIchino
Ma siamo sicuri che la metà degli elettori americani che ha votato Trump lo abbia fatto perché approva le posizioni di Trump? Non può essere che costoro abbiano semplicemente votato per il candidato repubblicano a prescindere da chi fosse?