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Il Pd non è affatto morto, ma i suoi dirigenti volevano scioglierlo

Umberto Minopoli mercoledì 15 Febbraio 2023
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di Umberto Minopoli

 

Ora i dirigenti si accorgono che il Pd resiste, che le Opa sono fallite, che sono il secondo partito. Ma questo era vero anche 6 mesi fa, dopo il voto politico.

Avrebbero dovuto dire allora ciò che dicono oggi: che il Pd non è morto, che avrebbe dovuto fare un normale congresso, che avrebbe dovuto discutere della sconfitta di settembre e darsi una leadership e una linea di rilancio.

Invece, hanno deciso, loro, sei mesi fa, di sciogliere il Pd, di sostituire il congresso con una confusissima costituente (inventata solo per far entrare da protagonisti quelli che il Pd lo avevano lasciato con una scissione), di stare sei mesi senza leader, senza una linea condivisa, e senza organismi dirigenti legittimati.

Ora, in primis i candidati, si lamentano che il Pd in queste elezioni non c’era. Non è un merito dei dirigenti del Pd se i danni sono stati limitati. Significa che il Pd è qualcosa che esiste al di là della retorica autodistruttiva di chi ha preteso di scioglierlo.

La competizione tra i 4 candidati è stata una farsa. Che cosa li distingue tra loro? In base a che uno deve scegliere tra Bonaccini e Schlein? Sfido chiunque, al di là di una bolsa retorica sul nuovo che tutti e quattro predicano come un mantra, a spiegare quale distintiva piattaforma politica distingue i quattro tra loro. Si vota per simpatia.

Così i dirigenti del Pd hanno contribuito, in questi sei mesi, a disorientare gli elettori, a spingere all’astensione e alla rassegnazione alla sconfitta.

Ora, finalmente, la pantomima della costituente finisce. Si danno un segretario/a. Prendete atto della realtà: la destra di Meloni vince e distacca, come non mai, il primo partito di sinistra.

Smettetela con la favola consolatoria che è la destra peggiore. Vi date la zappa sui piedi. Prende tanti voti che potrebbe prendere un partito di centrosinistra. Se solo avesse la capacità di fare un’opposizione costruttiva, non ideologica, di governo (si diceva una volta) e di operare con vocazione maggioritaria, senza questa stupida ossessione delle alleanze, senza subire continui ricatti dalla sinistra estrema (inesistente) o dal qualunquismo truccato da populismo della banda in via di estinzione dell’avvocato Conte.

Dopo sei mesi di pantomima, speriamo in una leadership con un po’ di coraggio e visione.

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