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di Tommaso Nannicini

 

Noi vogliamo un Pd unito e rinnovato per andare oltre. Pensiamo che la nostra mozione possa garantire più di altre l’unità del partito.

 

Governo ombra e lista unica per le europee

Dopodiché, vogliamo rinnovare il Pd per poi lanciare un progetto più ampio per l’alternativa a Lega e 5 Stelle, che per noi sono due facce della stessa destra. Subito dopo il congresso, vogliamo costituire un governo ombra aperto alla società e a chiunque condivida la voglia di un nuovo impegno patriottico contro le forze nazional-populiste. Condividiamo la proposta di Calenda e altri di lavorare a una lista aperta delle forze democratiche, europeiste e riformiste per le elezioni europee, senza per questo ammainare la bandiera del Pd. E subito dopo le europee proponiamo una costituente aperta a tutti per passare dal Pd ai Democratici.

 

Tre proposte specifiche che contraddistinguono la Mozione Martina

Primo, la qualità del lavoro: con un salario minimo per tutte le forme di occupazione, vecchie e nuove, lo stop ai tirocini gratuiti e un taglio secco del cuneo contributivo sul tempo indeterminato. Secondo, la conoscenza come vero reddito di cittadinanza, attraverso il diritto a un’istruzione di qualità su tutto il territorio e per tutta la vita. Terzo, un fisco amico dell’uguaglianza, recuperando la progressività dell’Irpef e introducendo una minimum tax sulle multinazionali che producono e vendono in Italia.

 

Le differenze con Zingaretti

Noi vogliamo un segretario che fa il segretario, che si prende cura del partito ogni giorno, riportandolo nei luoghi che parlano alla vita delle persone. Un segretario che non fa il candidato premier, né il presidente di regione. Dobbiamo mettere iscritti ed elettori nella possibilità di scegliere in maniera trasparente su questo punto. Zingaretti dovrebbe chiarire se manterrà il doppio incarico nel caso di vittoria alle primarie, o se la regione Lazio tornerà al voto con tutte le conseguenze che ne derivano. Non è un dettaglio di poco conto per la scelta che aspetta la nostra comunità. E sul piano dei contenuti non è agitando una generica “discontinuità” col passato che si risolvono i problemi del Pd. Al giochino della discontinuità vincono Lega e 5 Stelle. Noi dobbiamo aprirci al futuro, cambiando, ammettendo gli errori, ma senza fare tabula rasa di quanto di buono abbiamo fatto in questi anni.

 

Primarie aperte e vecchie glorie della sinistra

Le nostre primarie sono aperte a tutti gli elettori che hanno voglia di rilanciare il Pd, ma non ci interessano caminetti con gruppi dirigenti o vecchie glorie della sinistra, tanto meno accordi sotto banco. Dobbiamo allargare l’elettorato del Pd, non fare patti con chi la sera del 4 dicembre 2016 brindava per la sconfitta del Pd al referendum costituzionale.

 

Le differenze con Giachetti

Tutte le candidature sono utili alla nostra discussione e il pluralismo è sacro. Allo stesso tempo, non penso che disperdere i voti di chi non condivide una linea di generica “discontinuità” rispetto al passato recente, la linea per intenderci proposta dalla mozione Zingaretti, sia un grande risultato per chi, come me, è orgoglioso di una stagione di governo che nella scorsa legislatura ha portato l’Italia fuori dalla crisi. Accanto a quell’orgoglio, però, io provo anche molta inquietudine per capire che cosa è andato storto, perché abbiamo perso sintonia con gli italiani. Fare cose utili per il tuo Paese e perdere sonoramente le elezioni non è un attenuante, ma un aggravante. Le riforme dei nostri governi non si difendono trasformandole in un totem o vivendo nella nostalgia dei mille giorni, ma tenendone fermi gli obiettivi pur cambiando gli strumenti e le politiche che non hanno funzionato. Guardando al futuro.

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