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Opporsi al populismo. Anche quello di sinistra

Umberto Minopoli lunedì 17 Settembre 2018
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di Umberto Minopoli

 

Perché è un luogo comune dire che in Italia non esista un’opposizione? Limitiamoci al Pd.

 

Divisi sul populismo

Questa percezione è dovuta al fatto che esso è diviso sul populismo, non ha una lettura condivisa di esso. E, dunque, non riesce a comunicare una idea di alternativa. Una parte del Pd vede nel populismo una protesta sociale di ceti di scontenti, disagiati, sradicati, impoveriti. Che richiedono protezione.

L’altra lettura del populismo è, decisamente, opposta: il populismo non è un sintomo. E’ la malattia. Non è assemblaggio di minoranze di scontenti. E’ una reazione, invece, di ceti anche agiati, che manifestano un distacco dai valori di una democrazia responsabile, non egoistica, solidale. Gramsci l’avrebbe chiamato un “sovversivismo dall’alto”. Il tratto distintivo del populismo è l’irresponsabilità, il rivendicazionismo diffuso, la dissociazione corporativa, l’egoismo sociale, la cultura dei diritti senza doveri. Il corollario di questa lettura è che il populismo non è di destra né di sinistra. E’ l’insieme del peggio e delle idee più sbagliate della destra e della sinistra. Un sincretismo esplosivo.

 

Rincorrere i populisti? L’album di famiglia della sinistra

Queste due letture del populismo non possono convivere. Producono, infatti, risposte opposte e conflittuali.

La prima posizione porta a rincorrere i populisti, a copiarne suggestioni, a mimare comportamenti e piattaforme. A competere con i populisti illudendosi di fare “più uno” rispetto alle loro politiche. Insano: così’ vinceranno loro e il paese sprofonda. Occorre avere il coraggio di una politica opposta: di contrapposizione, contrasto e opposizione frontale al populismo. Quello che fa vacillare e tremare molti intellettuali di sinistra che consigliano l’appeasement col populismo. Anche perché molti di loro vi vedono l’album di famiglia. E, purtroppo, è così. Il populismo (specie quello dei Cinquestelle) è un remake, un dizionario di tutte le idee sballate, vecchie, impresentabili, fallite, superate della sinistra eterna. Meglio divorziare definitivamente dal dizionario e dal glossario di questa sinistra che ha fornito temi, argomenti, suggestioni al populismo.

 

La via della responsabilità e dell’ottimismo

Per andare dove? La via è quella della “responsabilità”. E dell’ottimismo. Non è vero che sono invincibili. In realtà hanno un punto debole, debolissimo: non possono mantenere ciò che promettono. Le loro promesse sono inapplicabili, le loro ricette sono impossibili da tradurre in decisioni di governo, portano al default dell’economia. Inevitabilmente.

Occorre il coraggio dell’opposizione: dura, rigorosa, senza sconti. Non basta il 18% del Pd. Occorre creare un polo più largo di opposizione: con i delusi di Forza Italia, con la società civile, il mondo delle imprese, i moderati, gli europeisti preoccupati dalla deriva populista. Fatelo con le liste europee invece che con frettolosi congressi. Fatti solo per scegliere un segretario. E per consumare vendette interne. Deprimente!

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