LibertàEguale

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di Sandro Gozi

 

Il 4 marzo 2018, o forse già il 4 dicembre 2016, è crollato un sistema politico. E i partiti da soli non bastano per costruire un’alternativa efficace e radicale al Truce (Salvini in divisa) e a Mr. Ping (Di Maio in tuta da sci) o al Che Di Battista, turista dei due mondi.

Di fronte a questa compagine la politica sembra sia rimasta ferma al palo del risultato elettorale del 4 marzo. Evidente segnale che qualcosa non funziona più, e che a guardare il mondo di oggi con lenti di ieri, si finisce a non capirci più nulla.

 

La politica di ieri non basta più

La mia posizione a riguardo è molto chiara, e lo ripeto da molto tempo: dopo il crollo del 4 marzo, la politica di ieri non basta più. C’è bisogno di nuove energie, c’è bisogno di mobilitazione civica, c’è bisogno di costruire nuovi spazi e nuove proposte. E dobbiamo lavorare per unire i punti della reazione civica in Italia e in Europa. Abbattere i muri mentali che ci impediscono di lavorare insieme ad altri cittadini europei. Unire le piazze di Budapest, di Varsavia, di Londra, di Torino, di Roma.

E le varie iniziative civiche di questi mesi, piccole e grandi, tutte spontanee e significative sono la più evidente dimostrazione di tutto questo. In giro per l’Italia e l’Europa, da Varsavia e Budapest a Roma e Torino, ci sono sempre più donne e uomini che si impegnano, che scelgono di agire, che dicono no al nazionalismo, all’antieuropeismo, al ritorno della violenza verbale e fisica, alla misoginia e ai demoni peggiori, a cominciare dall’antisemitismo.

 

Le mobilitazioni dei cittadini in Europa

Si, perché dobbiamo reagire in Italia e in Europa. Perché le minacce vengono da dentro e da fuori. E perché la reazione deve essere civica, politica e transnazionale. E i segnali concreti sono evidenti.

Penso a iniziative importanti come le reazioni al disastroso negoziato sulla Brexit o alle violazioni delle libertà fondamentali nella Polonia di Kaczyński o nell’Ungheria di Orban.

Ma anche a nuove reti europee, come Pulse of Europe, Civico, o la stessa Volt; e italiane, come Cittadini, rivoluzione liberale!, i comitati civici “Ritorno al futuro“, la rete digitale Libdem, CentroMotore, o varie associazioni civiche territoriali, da Cittadini Liberi di Terni a Massa Critica di Taranto, o nuove reti europeiste, come CasaEuropa. E probabilmente a tante altre in giro per il nostro Paese.

Realtà che ho avuto la fortuna di conoscere di persona, e che dimostrano tutta la vitalità e la voglia di reagire. Realtà che dimostrano di avere il coraggio e la voglia di rifondare la nostra vita pubblica per far vincere l’Italia. Sopratutto, realtà che dimostrano di voler appropriarsi della vita civica e politica del nostro Paese, che ha bisogno di una profonda trasformazione.

 

Dire no al nazionalismo e all’incompetenza

Io sono convinto che tutte e tutti coloro che vogliono impegnarsi devono essere protagonisti. Il punto non è chiedere da dove vengono, ma cosa pensano e dove vogliono andare. Iniziative che cercano visione, serietà, merito, apertura. Che non vogliono far soffocare il nostro Paese nel nazionalismo e nell’incompetenza.

Per me è stupefacente sentir dire che in un Paese come l’Italia il problema è che ci sarebbe troppa meritocrazia e troppo libero mercato. E che “questa roba qui” sarebbe “di destra” e non “di sinistra”. Primo: non è vero. Semmai, è proprio il contrario. Secondo: ma chi se ne frega di questo modo di pensare e voler incasellare la società. Con le categorie del Novecento non faremo mai vera giustizia sociale nel XXI secolo.

Queste iniziative vogliono far emergere impegno e talenti che sino ad oggi si sono scontrati con il muro di gomma della politica tradizionale. Non sono contro i partiti esistenti, che stanno vivendo una fase difficile, di ripensamento e di trasformazione. Con scelte e processi che vanno assolutamente rispettati e con cui è necessario dialogare per un’opposizione efficace e un’alternativa credibile. Queste iniziative guardano semplicemente oltre ciò che esiste.

Iniziative dei cittadini per dire basta alle false contrapposizioni! Per dire basta alle strumentalizzazioni dei politicanti e degli incompetenti che vogliono metterci gli uni contro gli altri: giovani contro vecchi, Sud contro Nord, italiani contro stranieri, Italia contro Europa.

Sì, perché i gialloverdi hanno cominciato con “prima gli italiani” ma in realtà vogliono “solo gli italiani” e da “solo gli italiani” a “gli italiani soli” e isolati il passo è breve e lo stanno già compiendo. Ci stanno isolando. Da tutti. Ci stanno portando alla deriva. E noi questo non possiamo, proprio non possiamo permetterlo!

 

C’è un’Italia diversa

Rinnovamento, competenze, parità di genere, probità, pluralismo, efficacia e chiarezza devono essere il faro che illumina un nuovo percorso in questo periodo, mai stato prima così buio per la democrazia e la società italiana.

C’è un’Italia diversa da quella dell’odio, delle divisioni, del sospetto, della paura, della propaganda, delle fake news. E con questa Italia è possibile una nuova mobilitazione civica e politica per un nuovo progetto italiano ed europeo. Del resto, negli ultimi anni, in contesti diversi, le mobilitazioni civiche più importanti, che sono diventate anche realtà politiche di successo in contesti molto diversi tra loro, penso alla Francia, alla Spagna ma anche al successo polacco di Robert Biedroń, a partire dalla sua campagna contro l’omofobia, sono nate esattamente con queste caratteristiche.

Dobbiamo cioè opporci, insieme, con le nostre forze, con le nostre idee e con la nostra serietà e le nostre competenze agli incompetenti e agli spacciatori di demagogia a buon mercato che ci troviamo al governo. Per una transizione ecologica e digitale di successo. Per una nuova politica delle pari opportunità. Per un rinnovamento democratico e culturale. Per una società forte. Per la rifondazione europea.

 

Un’alternativa sociale e liberale

E quindi? Quindi dobbiamo costruire anche in Italia un’alternativa radicale, sociale e liberale, capace di offrire una nuova prospettiva di società aperta ed europea, dei diritti e dello stato di diritto! Troppi conservatorismi hanno continuato a dettare l’agenda politica.

Oggi la politica e il civismo devono accettare una nuova sfida, cioè quella di vincere la battaglia delle idee e della speranza contro il blocco populista-nazionalista che è molto forte in questo momento. E occupare un nuovo spazio centrale tra estremismo di destra, opportunismo grillino e conservatorismo della sinistra estrema. Questo vale in Italia così come in Europa.

 

Scegliere l’Europa

Oggi più che mai, coloro che credono nell’Europa devono rifondarla per salvarla. Scegliere l’Europa e uscire dallo status quo europeo. Questa è la via. Altrimenti, rimarremo isolati e indifesi nel nuovo disordine mondiale, stretti nella morsa tra Putin e Trump, e con la Cina sempre più decisiva.

Ma cosa dobbiamo ancora aspettare per capire e per denunciare esplicitamente che questo governo gialloverde è un grimaldello per chi dall’esterno, da dentro da fuori dell’Europa, vuole indebolire e svuotare l’Unione? Ma cosa dobbiamo aspettare per denunciare con forza gli attacchi alla democrazia liberale che vengono da Salvini, da Casaleggio, da Orban, da Kaszcinsky, da Putin, da Bolsonaro?

Per questo, è lunare, irresponsabile e miope – nel momento in cui hai Salvini al governo, Bolsonaro in Brasile, Putin a Mosca – passare il tempo ad attaccare Macron o “Bruxelles”.

Alla fine del 2018, abbiamo celebrato i 70 della Dichiarazione dei Diritti Universali dell’Uomo dell’ONU. Un grandissimo impegno progressista. Tradotto in 512 lingue. Che ci ha permesso di fare tanti passi in avanti, anche se certamente moltissimo resta ancora da fare.

Ma nel mondo di oggi, in cui gli USA, la Polonia, l’Austria, l’Italia si sono rifiutati di firmare un documento di buon senso come il Patto Globale sulle Migrazioni, che non fa altro che affermare che un fenomeno globale come quello migratorio può essere governato solo attraverso politiche globali, in questo mondo di oggi, secondo voi, saremmo in grado di adottare la dichiarazione dei diritti universali ONU?

Io temo di no, e questo è il senso e la portata della sfida che dobbiamo affrontare! Le scelte che faremo, le decisioni che prenderemo, il campo in cui ci collocheremo nel maggio 2019 – in Italia e in Europa – saranno decisivi per tutto il prossimo decennio. Dovremo costruire un’Europa sovrana e democratica, che scommetta su grandi progetti d’avvenire nell’intelligenza artificiale e per una società sostenibile. Che punti sulla cultura e la conoscenza. Che offra nuove opportunità soprattutto ai giovani e nuove protezioni a tutti, a cominciare da nuove politiche di sviluppo sociale per arrivare ad un esercito comune europeo.

 

Una iniziativa civica europea

Ma se questo è vero, anche in Europa dobbiamo cambiare modo di fare politica. Dobbiamo abbattere i muri mentali della politica nazionale. Dobbiamo promuovere una nuova politica transnazionale e un nuovo civismo transnazionale. Dobbiamo unire i punti delle piazze europee e della reazione civica al populismo. Dobbiamo promuovere veri e nuovi movimenti politici transnazionali e favorire gli incontri tra le varie realtà civiche. Per questo, con l’Unione dei Federalisti Europei abbiamo deciso di promuovere “Agorà – Noi Europei” con altri 60 movimenti civici a Budapest, a fine febbraio, per difendere l’Europa e lo stato di diritto contro le politiche di Orban. Iniziativa aperta tutti coloro che siano interessati.

Dobbiamo insomma aprire le pareti del cervello della politica, per ricordare una famosa canzone di Franco Battiato: “New Frontiers”. Perché è drammaticamente vero che le pareti del cervello della politica di finestre non ne hanno più. E invece ce n’è tanto bisogno.

Il 2018 si è concluso male per l’Italia e per l’Europa, con l’umiliazione del Parlamento italiano, che ha avuto qualche ora per mettere il timbro su un bilancio scritto a Bruxelles, con le divisioni sull’immigrazione e con i troppi timidi progressi sull’Euro del Consiglio europeo.

Però si è concluso anche con il fiorire di tante nuove iniziative civiche. Che spero che diventino ancora più forti nel 2019. Che si incontrino. Che facciano massa critica. E che diventino il cuore del risveglio politico e civico del nostro Paese e dell’Europa.

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