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Basta tatticismi: un nuovo servizio sanitario col prestito Mes

Enrico Morando domenica 10 Maggio 2020
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di Enrico Morando

 

“Le risorse del MES, della BEI, del SURE da sole sono insufficienti. Sulla nuova linea di credito del MES sono arrivate parole chiare da parte dell’Eurogruppo. Ora attendiamo i regolamenti attuativi, poi valuteremo in Parlamento“. Questo tatticismo attendista del Presidente del Consiglio deve finire presto, perché può provocare seri danni al Paese.

Le risorse del MES, della BEI e del SURE sono insufficienti? Probabilmente è un giudizio condiviso da tutti i governi degli Stati membri. Ma solo Conte, tra tutti i capi di governo europei, pretende di mettere questo giudizio alla base della richiesta del Recovery Fund considerando quest’ultimo non come integrazione, ma come possibile alternativa all’utilizzo dei fondi MES. Col risultato che la mancata esplicitazione della volontà di usare le risorse MES non rafforza, ma indebolisce la credibilità dell’Italia nel richiedere la rapida costruzione del Recovery Fund.

Se dall’Eurogruppo “sono arrivate parole chiare“-e sono arrivate: nessuna condizionalità aggiuntiva alla destinazione dei fondi al rafforzamento del sistema sanitario; tempi medio-lunghi per la restituzione; interessi sostanzialmente a zero-, cosa mai potrà esserci scritto nei regolamenti che Conte vuole “attendere“? Non certo la smentita di queste tre fondamentali caratteristiche dell’intervento. Quindi, aspettare ancora prima di assumere una posizione chiara -l’Italia intende usare le risorse MES- è non solo certamente inutile, ma potenzialmente dannoso.

Poiché infatti le risorse messe a disposizione dal MES -fino ad un massimo di 37 miliardi di euro, due punti di PIL (per il finanziamento delle SSN l’Italia spende ora meno del 7% del PIL)- saranno disponibili tra pochi giorni, il Governo italiano dovrebbe essere da settimane impegnato, con le Regioni, in uno straordinario sforzo di progettazione, per disegnare il sistema sanitario del futuro, così da essere pronto a far partire la riorganizzazione già nel corso dell’estate prossima. Un progetto da condividere con i cittadini, parlando di misure contro il coronavirus (quadruplicare stabilmente le capacità delle nostre rianimazioni, per fare un esempio da persona non esperta di sanità ), ma anche affrontando problemi che gli preesistono (le interminabili code, superabili solo da chi ha soldi o conoscenze, o tutti e due).

Perché questo gigantesco processo di ristrutturazione del servizio sanitario non prende avvio, con la definizione dei suoi obiettivi e delle sue linee guida, per ottenere quel radicamento territoriale del sistema sanitario che si è rivelato carente, anche nelle Regioni che, per altri aspetti, vantano eccellenze europei e mondiali? La risposta giusta non è: perché nel Bilancio non ci sono le risorse finanziarie necessarie. Questa, per quanto indigesta, si potrebbe pure trangugiare. In fondo, è colpa nostra se il nostro spazio fiscale è così piccolo. E chi è causa del suo mal…No. La risposta giusta è: perché non riusciamo a decidere, come Governo e maggioranza, di fare uso delle risorse che, proprio a questo scopo, ci vengono messe a disposizione dalle decisioni di organismi comunitari. Decisioni che noi, come Paese, abbiamo prima sollecitato e poi condiviso.

Questa incertezza politica è forse attribuibile allo stigma che potrebbe colpire il Paese che decidesse di usare questa linea di credito del MES, così rendendo più difficile il reperimento sui mercati delle risorse necessarie per finanziare il nostro debito pubblico, destinato ad espandersi ulteriormente? No, è vero semmai il contrario: la linea di credito del MES cui si farebbe ricorso è proprio una di quelle che la BCE considera condizione -necessaria, anche se non sufficiente- per l’attivazione delle OMT (il famoso scudo di Draghi).

Poiché il Presidente Conte accenna, in ultimo, ad una decisione del Parlamento, provo ad avanzare un suggerimento: in Parlamento, subito, una chiara mozione impegni il Governo ad elaborare con le Regioni, entro un mese, le coordinate essenziali di un grande progetto di ristrutturazione del sistema sanitario italiano -con obiettivi chiari, comprensibili ai comuni cittadini-, da realizzare nei prossimi due anni e da finanziare con le risorse del MES. Scommetto che nessuno, in Parlamento, voterà contro.

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