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di Umberto Minopoli

 

Una truffa: il reddito di cittadinanza. Abolizione della povertà, seconda la ciancia dei demagoghi a 5 Stelle.

Devono dividere 6 miliardi (spesa prevista per il reddito e le pensioni di cittadinanza) per 1,8 milioni di famiglie, quelle calcolate povere assolute (9 mila euro di reddito). Fanno 330 euro mensili per ogni povero. Dove stanno i 780 euro promessi in campagna elettorale? Sono più che dimezzati.

Non solo. Per la stessa platea il governo Gentiloni aveva già stabilito il REI (reddito di inclusione): dava 303 euro mensili per ogni avente diritto. Praticamente lo stesso.

Non solo. I 330 euro di Di Maio sono al netto di ogni altro sostegno (statale, regionale, comunale) di cui gli aventi diritto dovessero già godere.

Non solo. I 6 miliardi sono al lordo delle spese per i centri per l’impiego, quelli che in 18 mesi di reddito dovrebbero proporre ben tre lavori almeno ad ogni disoccupato (una burla).

Non solo. I 6 miliardi del reddito sono coperti: nel 2018 con il furto ai pensionati dell’adeguamento delle pensioni e con il taglio degli investimenti; nel 2019 con l’aumento dell’Iva, cioè con tasse per tutti, poveri compresi.

E per questa truffa che durerà solo tra marzo (data prevista per il reddito) e maggio (data delle elezioni europee) per poi esplodere, stanno decidendo (col bavaglio al Parlamento) una manovra che ci riporterà, nel 2019, dalla ripresa (gli anni dei governi Renzi) alla recessione: decrescita e disoccupazione (e in più carovita con l’aumento dell’Iva). Che le 1,8 famiglie di poveri pagheranno per prime.

Abolizione della povertà? Certo, nel senso dei vecchi regimi comunisti: si abolisce la povertà perché tutti saranno più poveri.

 

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