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di Carlo Fusaro

 

A ripetere sempre le stesse cose, con varianti magari ma impercettibili, uno stanca gli altri e stanca se stesso. E siccome ciò che sfila davanti agli occhi sembra non cambiare mai, quasi una coazione a ripetere gli stessi errori, meglio tacere.

Non posso tacere però oggi sulle solite questioni che tornano di legge elettorale e dintorni. Anche perché alcuni amici (Giorgio Gori, Enrico Morando, Lia Quartapelle) ne hanno scritto con parole che sottoscrivo (ovviamente!) sul “Corriere della Sera” del 13 dicembre scorso (trovate l’articolo anche sul sito di Libertà Eguale).

Riassumo in poche note il mio pensiero.

1- Quando si parla di leggi elettorali da cambiare la cosa che più conta è stabilire le priorità. Cosa mi aspetto da un cambiamento di legge elettorale (il parametro di riferimento è – per definizione – quella vigente, non astrazioni teoriche).

2- Per me la priorità è cercare di dare un po’ di stabilità, continuità e omogeneità al governo del nostro paese. Nei limiti che può dare una legge elettorale: visto che di revisioni costituzionali in materia, al momento, non è proprio il caso di discettare.

3- Chi è d’accordo con ciò (vedi gli amici citati sopra e per fortuna diversi altri a partire da grandi esperti come D’Alimonte) non può che desiderare un maggioritario di lista a due turni, stile Italicum o legge elettorale dei sindaci. Che funziona sappiamo.

4- Purtroppo NON è questa la priorità, non solo di avversari consolidati del maggioritario, ma neanche del PD tutto sommato: la priorità è adeguare la legge vigente alla riduzione dei parlamentari (adeguamento che in parte è davvero necessario e in parte no, francamente) e contestualmente vedere di ridurre le possibilità che Salvini vinca le elezioni e governi a capo della destra nonché – visto che ci siamo – mettere in difficoltà le forze politiche minori a partire da ItaliaViva di Renzi.

5- Considero questa posizione molto miope. Primo, perché con i sondaggi attuali (e qui sta al governo Conte2 rimediare: ciascuno giudichi con quali possibilità) Salvini vince comunque e forse comunque da solo con le destre allineate dietro di lui. Secondo, perché ItaliaViva la soglia di sbarramento (fortunatamente) la supera comunque. Terzo perché lasciare la bandiera del maggioritario – di fatto – nelle mani della destra e di poche minoranze è un errore. Quarto perché vivaddio occorre un minimo di coerenza se si vuole investire nel proprio futuro politico e in quello del Paese.

E qui casca l’asino, ahimè, perché siccome ciò che continua a dominare è il quadro delle convenienze di brevissimo periodo, in realtà il maggioritario non lo vuole la gran parte del Pd e non lo vuole non dico Leu (o quel che resta), il che si capisce, ma neanche Renzi. Ed è per me una grande delusione.

Ecco perché credo che meriti sostegno piuttosto la posizione di quegli amici dentro il Pd, oggi in minoranza, che continuano a sostenere ciò che servirebbe prima di tutto all’Italia (gli amici di Libertà Eguale appunto). Acconciarsi all’ennesima leggina elettorale raffazzonata perché questo è il trend che fa comodo e che è maggiormente condiviso, in nome di un peloso realismo, è sbagliato: forse siamo ancora in tempo ad evitare questo errore catastrofico.

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