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di Elisabetta Corasaniti

 

Una premessa

Alla mancata approvazione del referendum costituzionale del 2016 è legata la nostra ‘infelicità’ (istituzionale): con i suoi pregi e difetti, era comunque positiva e necessaria per far ripartire l’Italia.
Eppure, vi avevamo avvisato che l’esito referendario avrebbe contribuito a causare il caos politico nel paese a causa dell’ingovernabilità generata dalle nuove elezioni, di calo del Pil, dell’occupazione e più in generale di un netto peggioramento della situazione economica del paese (e non vorrei sottolineare il pericolo palpabile di uscita dall’euro).

Tra i giuristi della sinistra ‘pura’ impegnati sul fronte del NO, spicca l’Emerito Presidente (nel senso di Ex presidente del comitato del NO): il professore Zagrebelsky, colui che parlava in prima serata sfoggiando latino e tedesco.

Per mesi, il Custode del vero significato della democrazia rappresentativa (“il sistema in cui non ci sono vincitori”) ci ha generosamente rimpinzato di lectio magistrali e immagini distopiche e dispotiche: “Siamo in balia di apprendisti stregoni che ignorano quanto la materia sia incandescente. A chi vuole metterci mano, può prendere la mano. Non si sa dove si va a finire. Questa riforma, con annesso referendum, rischia il disastro”.

Per evitare il disastro, nell’Italia – Weimar 2016 ha costruito un esercito per la Costituzione: “La Repubblica di Weimar nella Germania degli anni 30, implose anche per l’assenza di un ‘partito della Costituzione’ che la difendesse oltre gli interessi contingenti dei partiti. Oggi accade lo stesso”.

Insomma, un impegno generoso, formidabile, lodevolissimo.

 

 

Il ritorno di Zagrebelsky

Sabato 24 novembre è tornato. Zag is back. In prima pagina, su Repubblica, con un appello ai valori dell’antifascismo intitolato «È arrivato il tempo della resistenza civile».

Spaventato dalla deriva nazionalista di questo splendido governo del no, l’ex giudice della Corte Costituzionale mette in guardia dal pericolo di ritorno del totalitarismo, e cita l’Ur-fascismo di Umberto Eco.
“Per mettersi il cuore in pace non basta dire che, data l’incontestabile distanza della società odierna da quella del secolo scorso, ciò che bussa alle nostre porte non è fascismo”.

Evidentemente il professor Zagrebelsky, troppo preso dai suoi altissimi e sofisticatissimi studi giuridici, rilasciò a sua insaputa due memorabili interviste al direttorissimo Travaglio: la prima nel gennaio 2017 (comodo sul suo carro da vincitore del no), la seconda qualche mese fa, giusto per sottolineare al popolo del Fatto Quotidiano le colpe imperdonabili della sua ossessione Renzi.

Nel gennaio 2017, in una lunghissima intervista al direttore in persona del Fatto Quotidiano disse “evviva” alla “scoperta della politica” da parte dei pentastellati, rammaricandosi che dal 2013, (non ricordava la tragicomica esperienza di Bersani) fosse stato praticato contro i 5stelle l’ostracismo, anziché la piena parlamentarizzazione.
Nella stessa mitica intervista chiosò: “La Costituzione non lo prevede. Ma un referendum informale sull’euro per dare un’idea di massima degli orientamenti tra i cittadini, non vedo perché non sia possibile”. Avete capito bene: il difensore intransigente della Costituzione più bella del mondo ipotizzava la sperimentazione di un istituto fin qui sconosciuto nel nostro ordinamento repubblicano: una consultazione orientativa, tipo società demoscopica, giusto per farsi un’idea.

Intervistato sempre da Marco Travaglio qualche mese fa, invece, definì “eversivo” “l’Aventino” di Matteo Renzi, e auspicò un’alleanza Pd-Cinque stelle”. Sottolineò che nei sistemi proporzionali “tutti sono chiamati a mettersi in gioco per ottenere ciò che più desiderano e per impedire ciò che più temono e solo alla fine, se falliscono, a scegliere l’opposizione”.
Disse che l’aventinismo del Pd, dal punto di vista del sistema proporzionale, era ” una testardaggine vagamente eversiva”. Disse che il Pd sbagliava di grosso a pensare solo alle esigenze del partito e non a quelle degli italiani ( “che pensi alle esigenze degli italiani, non a quelle del partito”).

Evidentemente, con questa mia breve notarella, potrei dare l’idea di voler solo infierire sull’ex presidente della Corte costituzionale; in realtà, mi preme segnalare una particolare categoria di italiani (tra i quali spiccano grandi Professori) che si rifiuta di osservare la realtà per quella che è. Che si rifiuta di ammettere che le forze anti sistema (quella per cui occorre la resistenza civile) sono al governo anche e specialmente grazie all’opera certosina di demonizzazione degli avversari da loro imperdonabilmente voluta.

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